"THE END"

"THE END"
http://www.romafaschifo.com

sabato 16 febbraio 2013

Sulla Grecia

Da http://www.nocensura.com MISERIA GRECA
di Gianni Fraschetti

In effetti non ci si capisce piu’ nulla, vai in rete e le ultime notizie che trovi della Grecia risalgono a Novembre del 2012. Non e’ successo piu’ nulla dopo ? Difficile crederci. Da qualche giorno questo blog ha iniziato a diffondere notizie su quanto accade in Grecia, notizie raccolte in rete, quasi di straforo, prese per buone perchè conoscevamo le fonti. Persone serie. Qualcuno in Italia non l’ha presa bene, non e' piaciuto loro quanto andavamo dicendo, secondo questi tipi la Grecia e’ tranquilla, quasi fosse soddisfatta della sua condizione miserabile o addirittura contenta di morire. Con qualcuno di questi tizi ho avuto anche da dire, un confronto aspro, di quelli che piacciono a me. A muso duro. sono volate parole grosse. Assai. E sono rimasto della mia idea, credo piu’ alle fonti dove ho attinto le notizie che a gente come quella, che parla cosi’, tanto per aprire bocca ma ho deciso comunque di andare a fondo a questa storia. Per noi italiani e per i greci. Un mio collega del Giornale d’Italia, Federico Campoli, e’ andato la', a vedere di persona, ed e’ ad Atene in questo momento per conto del nostro quotidiano. Lo sento per telefono e mi racconta con la voce incrinata per la rabbia e quel che mi racconta e’ quello che ha verificato, che sta vedendo adesso con i suoi occhi e quello che ode con le sue orecchie. Non sono voci riportate, non e’ sentito dire, non sono “boatos” del Web, tipo il mandato di cattura per il Papa che ci ha deliziato tutto ieri, a riprova che non sanno piu’ cosa inventare per distrarci. E’ dolorosa cronaca sul campo, dalla quale emerge lo spaccato di una societa’ in totale disfacimento, ferita a morte nei suoi punti vitali. In molte delle cose descritte si vede chiaramente un pezzo dell’Italia di oggi ed in altri si intravede un pezzo dell’Italia di domani, di quella che verra’. Di quella in preparazione da parte del benemerito Partito Unico dell’Euro e dei suoi seguaci in Italia. Se qualcuno intende smentire e minimizzare per non guastare la kermesse elettorale in corso da noi, che prenda un aereo e vada giu’ a verificare prima di aprire bocca. Altrimenti taccia.

Ed ecco il racconto di Campoli e spero di avere reso al meglio il suo pensiero con la mia prosa. E' difficile tradurre in parole le emozioni di un'altra persona e vorrete perdonarmi se non ci saro' riuscito perfettamente.
" Non siamo in Uganda o nel Darfur. Siamo in Grecia, più precisamente nella capitale, Atene, e una roba così non si vedeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Un camion si ferma in una delle tante strade della capitale. Apre i portelloni. Le persone a bordo cominciano a tirare fuori frutta e verdura. La distribuiscono gratuitamente alle decine di persone che si sono raccolte attorno al mezzo. Tra loro ci sono persone anziane, donne con bambini in braccio, ma anche giovani, ragazzi dal viso pulito non più grandi di 30 anni. Insomma, tutta gente che ha grosse difficoltà ad arrivare a fine giornata. Dopo pochi minuti la calca comincia a farsi sempre più pressante. Volano spintoni, qualche insulto, poi parte la scazzottata per chi arriva primo a prendere il cibo. Il giornalista della Bbc, che sta riprendendo la scena, viene colpito nella ressa. A distribuire frutta e verdura sono i ragazzi di “Alba Dorata” che girano incessantemente per i quartieri piu’ poveri tentando di portare un minimo di conforto ai propri concittadini che ormai vivono di stenti. Una persona su quattro in Grecia è disoccupata. Molti di quelli che riescono a mantenere il proprio posto di lavoro non riescono comunque ad arrivare a fine mese. I lavoratori hanno assistito impotenti ad una riduzione del salario del 22% solo nell’ultimo anno. Il salario medio ora arriva a 586 Euro al mese. Ben al di sotto della soglia di poverta’. Da Bruxelles continuano ad arrivare i cosiddetti “aiuti europei”, ma ognivolta che viene sbloccata una nuova tranche le cose vanno peggio di prima. Adesso, i signori dell’Ue non possono più mentire. La Grecia è praticamente fallita. La penisola ellenica è a un passo dal crollo definitivo, a causa del peso dei debiti contratti per salvarsi. Hanno preso cento miliardi e sono peggiorati di centotrenta. E’ la ricetta dell’FMI. Qualcuno se ne e’ accorto anche al Consiglio d’Europa e alla Bce e sta timidamente suggerendo l’ uscita della grecia dall’euro, con una conseguente svalutazione della dracma del 20-30%. Ma sono in pochi ad avere sale in zucca o ad essere in buonafede. La maggior parte ragiona come Jeroen Dijsselbloem, nuovo presidente dell’eurogruppo, l’alfiere del "cauto ottimismo” che ha avuto la faccia di bronzo di affermare in una recente intervista di essere favorevole all’austerity e ai “conti in pareggio" e di compiacersi della "stretta collaborazione tra il Governo ellenico e la troika" per concludere poi affermando di aver individuato “alcuni segnali tali da giustificare un certo ottimismo”. Mi guardo intorno per coglierne i segnali, se si compiace dovrebbe essere facile individuarli, ma le uniche differenze visibili rispetto alla Grecia allegra e solare che ricordavo sono i reparti antisommossa che presidiano gli incroci ed una cappa asfissiante di fumi misti a cenere che avvolge la capitale, dalla collina del Ligabetto giu' fino al Pireo. Ormai da qualche mese Atene vive coperta da una fitta coltre di smog puzzolente, prodotto dal fumo dei camini e delle stufe a legna. I suoi miasmi impregnano persone e cose. Niente piu' odore di mare, di spiedini arrostiti, di mousaka, di salse allo yogurth con aglio. Solo questa puzza terribile che ti entra nella bocca e non va piu' via. La puzza della morte stessa, la morte di un popolo. Non è un fenomeno solo ateniese, ma di tutta la Grecia le città sono avvolte da un odore acre dei fumi della legna e della cenere, mischiati a tutti i tipi di sostanze tossiche bruciate.
Questa è una delle piaghe sociali arrivate con il “salvataggio”, è il risultato diretto dell’austerità selvaggia imposta dalla troika e dal governo greco che non è mai stato capace di proteggere i suoi cittadini. La troika ha chiesto, e il governo greco ha eseguito,
aumentando le tasse sul gasolio da riscaldamento, quello che usano in quasi tutti gli edifici greci, portandolo allo stesso prezzo del gasolio-auto.

POMPELMO. Intero o in succo, evitatelo il giorno in cui prendete medicine

Come si fa a sostenere che “non è vero che gli alimenti vegetali sono dei farmaci”? Lo sono tanto che alle volte, basta mangiarne uno solo per sconvolgere un’intera cura farmacologica, come dimostrano decine di studi per il pompelmo, e in minor misura nel mapo (incrocio tra pompelmo e mandarancio). Ma altrettanto si legge da anni sulle riviste di farmacologia a proposito di quasi tutti i cibi “forti”, dall’aglio ai broccoli, e soprattutto le spezie. Ebbene questi alimenti hanno principi attivi così potenti che interferiscono in qualche modo con i farmaci.

La prima cosa che viene in mente quando si è malati è “rafforzare le difese” mangiando frutta. Rimedio popolare classico è integrare con varie spremute d’arancia. Molte donne, nonostante l’amarognolo, preferiscono il pompelmo in succo: hanno letto che non solo contiene antiossidanti, ma anche “aiuta a dimagrire”. Quest’ultima affermazione non è fondata con normali consumi casalinghi (qualche studio, però, ha provato una riduzione dell’insulina e del glucosio circolante), ma è sicuramente vera la prima.

Mangiare più frutta è una pratica sanissima, grazie ai tanti antiossidanti, vitaminici o no, come i polifenoli. Anzi, secondo le regole preventive dei Consensus scientifici, dovremmo mangiare almeno 6 porzioni tra verdura e frutta al giorno. Anziché gli inutili, dispendiosi e in alcuni casi dannosi "integratori" farmaceutici, abusivamente definiti "alimentari" (come vitamina C, estratto di acerola e altri), i frutti al naturale e gli ortaggi contengono tutte le migliaia di sostanze che madre Natura ha stabilito. E quindi, grazie alla loro azione sinergica, possono esplicare quella protezione che i singoli integratori non danno. Sono consigliate, perciò, vere e proprie piccole "diete di frutta" lungo la giornata, sia all’interno che fuori dei pasti.

Ma, attenzione, consumate pompelmo solo se non prendete nessuna medicina. Infatti, a riprova dell’attività biochimica reale della frutta, si è scoperto che alcuni polifenoli degli agrumi, come i flavonoidi naringenina, naringina e kaempferolo, più abbondanti nel pompelmo (nei quali costituiscono proprio il caratteristico sapore amarognolo), interferiscono col metabolismo di vari farmaci variandone la farmacocinetica, nel senso o di ridurne l’assimilazione o di allungarne la emivita (ovvero il tempo in cui la molecola si dimezza nel sangue). In pratica, la molecola del farmaco viene assorbita parzialmente oppure eliminata più lentamente, cioè resta più tempo nel corpo.

Che vuol dire? Che bere succo o mangiare il frutto di pompelmo mentre ci si cura con qualche farmaco è come giocare alla roulette russa: non si sa che potrebbe succedere. Il farmaco è meno efficace, oppure più efficace, ma anche più tossico di quanto già non dica il foglietto esplicativo, perché ha modo di agire più a lungo.

In pratica, è come se il paziente avesse assunto il 20, 30 o 40 per cento in più del farmaco. Un sovraddosaggio. Circostanza sempre inquietante, ma gravissima con farmaci importanti che danno già per conto proprio effetti collaterali notevoli. Nel migliore dei casi, un superlavoro per il fegato, coinvolto nella metabolizzazione della sostanza chimica. Nel peggiore, rischi di aritmie cardiache, tachicardia, cadute della pressione, perfino morte. E tutto questo per aver mangiato un solo frutto di pompelmo, giallo o rosa che sia, o anche aver bevuto una spremuta fresca o un succo conservato in cartone o bottiglia.

I flavonoidi, infatti, come tutti i polifenoli, resistono ai trattamenti industriali. E due ore prima o dopo non bastano al diabolico pompelmo. Sembra che l’attività sinergica o antagonistica del pompelmo duri per un’intera giornata. Basta consumare un frutto o un succo soltanto per ridurre o prolungare l’attività di molti farmaci presi nelle 24 ore, all’incirca.

La naringenina e gli altri flavonoidi del pompelmo, infatti, possono avere un’attività duplice. Riducono nell’intestino il livello dei coenzimi del gruppo P450, come CYP3A4, che dovrebbero metabolizzare i farmaci (uno studio di Paul B. Watkins della Università del Nord Carolina si riferisce alla molecola bergamottina e al suo derivato metabolico dihydroxybergamottina, probabilmente sinonimi dei flavonoidi citati). Ma si è visto anche che questi flavonoidi bloccano l’enzima OATP1A2, fondamentale nel trasportare i farmaci dall’intestino al circolo sanguigno, che presiede cioè al loro assorbimento reale.

Per ora sono chiari solo gli svantaggi del pompelmo durante le cure coi farmaci. Ma in futuro, ad esser certi del "titolo" in polifenoli attivi sulla farmacocinetica del singolo farmaco (problematico, perché ogni frutto ha quantità leggermente diverse), si potrebbero delineare anche dei "vantaggi". Se il pompelmo prolunga l’attività dei farmaci, potremmo programmare teoricamente un "risparmio" corrispondente delle medicine. In sostanza, avvertendo il medico o il farmacista che si intende consumare o che già si è consumato del pompelmo, potrebbe essere consentito assumere "meno farmaco".

Il che, a proposito, vale anche per il caffè: visto che la naringina del pompelmo riduce l’eliminazione metabolica della caffeina del 23 per cento, buon senso vorrebbe fin d’ora che chi mangia o beve pompelmo riducesse di un quinto caffè, tè e Coca Cola nella giornata. E i bronchitici cronici stiano attenti, perché anche la teofillina (tè, farmaci broncodilatatori) resta più a lungo nel sangue, ed ha potenti effetti diuretici.

Quali sono i farmaci che i flavonoidi del pompelmo rendono meno eliminabili dal corpo? Numerosi e diffusi, perché riguardano allergie, cuore e infezioni: alcuni antiaritmici, antibiotici, antistaminici, ansiolitici, calcioantagonisti, statine anticolesterolo, steroidi, inibitori delle proteasi di HIV, immunosoppressori, neurofarmaci, chemioterapici, anoressizzanti, teofillina, metadone, warfarina, sildenafil ecc.

In questi casi aumenta la tossicità del farmaco con rischi di insufficienza epatica, aritmia cardiaca, tachicardia, ipotensione ecc. I prontuari farmacologici di farmacisti e medici, che vanno sempre consultati nel caso assumiate pompelmo durante una cura, prevedono queste interferenze gravi tra pompelmo e farmaci.

Ad ogni modo, il consiglio prudenziale, quando siete in cura, è quello di non bere mai succo di pompelmo né mangiarne il frutto al naturale, e di andarci piano anche con le arance, specie col succo industriale di arance, al quale potrebbe essere stato aggiunta arancia amara. Lo stesso vale per i ghiottoni di marmellate di arance amare all’inglese o di pompelmo nella colazione del mattino (sostituirle con miele). In attesa di dati sicuri su arance e mandarini, meglio limitarsi a 1-2 al giorno, e semmai sostituirle col kiwi, altri frutti, e con le insalate fresche verdi o colorate.

Qualche notizia interessante sui rischi di interazioni pompelmo-farmaci si trova anche nel sito di farmaco-vigilanza. Qui di seguito, invece, un articolo divulgativo di Ettore Saffi Giustini sul Corriere della Sera: del 12 aprile 2009:
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Farmaci. Rischio interferenze
POMPELMO E PILLOLE, COPPIA IN CRISI
Effetti collaterali. Mix pericolosi con calcio-antagonisti e benzodiazepine
Il caso riportato dalla stampa nei giorni scorsi di una signora americana, predisposta geneticamente alla trombosi, che ha rischiato di perdere un gamba per un grosso coagulo in una vena in seguito alla «dieta del pompelmo» associata alla pillola contraccettiva (che aumenta questo tipo di rischio) ha riproposto il problema delle interazioni del frutto con i farmaci.
Problema scoperto nel 1991 e oggi ben noto, visto che il succo di pompelmo inibisce a livello delle cellule che tappezzano la parete intestinale (enterociti) due enzimi, la glicoproteina-P e il CYP3A4P, mentre non agisce su quest' ultimo a livello del fegato.
Le interazioni del succo di pompelmo sono state studiate con i farmaci per abbassare la pressione detti calcio-antagonisti (come la felodipina e la nifedipina), ma ne sono state trovate di significative anche con alcune statine (utilizzate per normalizzare il colesterolo), in particolare con la simvastatina, e con l' atorvastatina. Il pompelmo interagisce anche con le benzodiazepine (ad esempio, midazolam e triazolam) che sono tranquillanti, con la ciclosporina, una molecola contro il rigetto, e con il saquinavir, impiegato nell' Aids.
Chiaramente questo non è l' elenco completo: altri farmaci possono interagire con il pompelmo, ma non sono stati studiati. E' sufficiente un solo bicchiere (250 ml) di succo per indurre variazioni nelle concentrazioni plasmatiche di questi medicinali di entità simile a quelli indotti dal consumo di quantità più elevate (2-3 bicchieri di succo concentrato) La maggior parte degli studi realizzati ha valutato il succo del pompelmo, eventualmente in forma concentrata.
È stato riportato, però, che anche gli spicchi frullati e un estratto della buccia causano un aumento della biodisponibilità della felodipina. È quindi probabile che interazioni analoghe a quelle indotte dal succo si presentino anche in seguito ad ingestione del frutto intero. Si è ipotizzato che una varietà amara di arancia (Seville) possa interferire, analogamente al pompelmo, con il metabolismo di alcuni farmaci, sebbene non sia ancora conosciuta la rilevanza clinica di tale interazione.
Inoltre, una nota informativa del Ministero della Salute canadese consiglia cautela anche nel consumo di mapo (un ibrido tra pompelmo e mandarancio). Agrumi sicuri, privi di effetti sul CYP3A4, sono invece le arance, i limoni e i mandaranci.

Etichette: farmaci, flavonoidi, frutta, sinergismo

Dire no è sempre possibile, anche solo incrociando le braccia.


1936. Nel cantiere di Amburgo s’inaugura una nave scuola della marina militare. La folla è esaltata dall’arrivo di Hitler e tutti alzano il braccio destro, per omaggiare il loro “Führer”. Centinaia di operai tendono il braccio per il saluto nazista, tranne uno. Quell’uomo si chiamava August Landmesser e lo scatto che lo ritrae nella sua muta protesta è uno dei gesti di dissidenza ideologica più forti della storia. August Landmesser era un operaio della Blohm & Voss. Tra il 1931 e il 1935 militò nel partito nazista, perché trovare lavoro senza la tessera del partito era impossibile. Ma poi l’espulsero per aver sposato Irma Eckler, una ragazza ebrea. Irma e August ebbero due figlie, Irene e Ingrid. 
Le due bambine non ricevettero il cognome del padre, mentre Landmesser fu incarcerato due volte, tra una nascita e l’altra, con l’accusa di aver “disonorato la razza”. Nel 1938, siccome la storia fra August e Irma continuava, l’operaio di Amburgo fu mandato nel campo di concentramento di Börgermoor, mentre Irma Eckler fu arrestata dalla Gestapo, per poi essere inviata a Oranienburg e, successivamente, a Ravensbrück.
Landmesser uscì dal carcere nel 1941, destinato ai lavori forzati. Fu inviato poi sul fronte russo e qui, se ne perdono le tracce: l’uomo è ufficialmente disperso e si pensa che sia caduto il 17 ottobre del 1944. Irma è probabilmente morta il 28 aprile del 1942, nell’istituto sanitario di Bernburg, dove i nazisti praticavano l’eutanasia sui malati di mente. Solo nel 1951 il municipio di Amburgo ha finalmente riconosciuto il matrimonio di August Landmesser e Irma Eckler.
La foto fu ritrovata nel 1991 e pubblicata dal quotidiano tedesco “Die Zeit”. Il giornale chiedeva se qualcuno fosse in grado di riconoscere quell’unico uomo rimasto a braccia conserte. Irene, la figlia più piccola di August e Irma credette di riconoscervi il padre. Ancora oggi non si è sicuri che quell’uomo con le braccia sul petto sia davvero August Landmesser, ma il cantiere, Amburgo, il gesto, coincidono coi ricordi della donna, che fu affidata a un orfanotrofio, mentre la sorella più grande era stata affidata ad alcuni parenti.
La foto è poi nuovamente scomparsa dalle scene, risucchiata dalla storia, salvo poi riprendere vita grazie alla rete. È il successo planetario: l’immagine in bianco e nero di quell’unico uomo che rifiuta di fare il saluto nazista e se ne rimane con le braccia conserte, nella sua muta protesta in bianco e nero, adesso fa il giro del mondo, rimbalzando sui social network, ricordando alle generazioni cibernetiche che dire di no è sempre possibile, anche solo incrociando le braccia.

Grazie a La fiaccola dell'anarchia

fonte

Se non esistono più le carestie, perchè c'è la crisi economica? Dove sono andati a finire i nostri soldi?

Tanto tempo fa, prima dell'avvento dell'era tecno-capitalistica-industriale, più che crisi economiche, c'erano le carestie. Poteva capitare che una stagione poco piovosa comprometteva il raccolto di un intero anno, oppure che una malattia improvvisa potesse determinare una tragica moria di bestiame o, ancora, che qualche sciame dispettoso di insetti potesse distruggere i deliziosi prodotti di interi frutteti.

Ma con l'introduzione di raffinate tecniche agricole e di allevamento intensive, il pericolo delle carestie sembra essere un ricordo del passato. L'era tecnoindustriale, grazie all'automazione e alla disponibilità di fonti energetiche quali quelle di origine fossile, garantisce una produzione di cibo estremamente abbondante, molto spesso superiore al necessario, con un incomprensibile spreco di risorse.

Per non parlare poi della produzione industriale, attraverso la quale, ogni giorno, i nostri mercati vengono invasi dagli oggetti più diversi: abbigliamento, arredamento, automobili, elettrodomestici, gingilli di vario genere e chi più ne ha, più ne metta. Eppure, nonostante tanta abbondanza di prodotti, che dovrebbero essere la vera ricchezza di una comunità, sentiamo parlare, ormai da anni, di “crisi economica”. Ma se non esistono più le carestie che compromettono le produzioni, che cosa diavolo determina una crisi economica?

La “crisi economica” è determinata dalla scarsità di denaro in circolazione, cioè dello strumento che per convenzione una comunità si dà per garantirsi lo scambio di beni e di servizi. Attraverso l'equilibrio tra la quantità di prodotti disponibili (offerta) e la richiesta da parte della comunità di tali prodotti (domanda), viene fuori il prezzo, cioè la quantità di “crediti” necessari per effettuare uno scambio. Ad esempio, una mela per un credito (che poi si chiami lira, euro, oro, pietra, conchiglia o Enzo, è decisamente secondario).

In un sistema come quello descritto, ci dovrebbe essere in circolazione nella comunità una quantità di crediti tale da consentire a tutti i membri di poter scambiarsi quanto prodotto. Se, ad esempio, nella comunità sono state prodotte 100 sedie da valore di un credito ciascuna, 100 mele dal valore di un credito ciascuna e 100 mutande dal valore di un credito ciascuno, il capovillaggio (lo Stato), dovrebbe garantire la presenza di almeno 300 crediti in circolazione nel villaggio, più o meno distribuiti equamente tra i membri della comunità.

La somma della quantità di sedie, della quantità di mele e della quantità di mutande determina il PIL, il Prodotto Interno Lordo, cioè quanto prodotto dalla comunità in un anno solare. In base a questo valore, il capovillaggio si regola, immettendo moneta se serve, rastrellandola se è in più rispetto al necessario.

Sulla psicologia delle masse

La capacità di gestione delle masse è stata in ogni tempo la principale preoccupazione per chi detiene il potere, che operi su piani visibili oppure più celati.

Governare significa infatti riuscire ad indurre all’obbedienza una grande quantità di persone, infinitamente maggiore nel numero rispetto a coloro che gli ordini li emettono, si tratta di comprendere ed applicare quei meccanismi che permettono a pochi di poter disporre e direzionare le vite dei molti.

Un compito sicuramente non semplice, che ha trovato nei secoli diversi metodi per essere portato a termine.

Benchè la violenza, la coercizione e l’intimidazione siano le modalità più sfruttate, occorre sempre tenere presente che la sproporzione tra il numero dei soggiogati rispetto a quello dei controllori ha fatto in modo che fosse richiesto anche dell’altro: in qualche modo, andava conquistata anche la volontà dei sudditi, essendo la loro predisposizione all’obbedienza necessaria per il compimento del progetto.

E tra tutti i regimi che l’umanità ha sperimentato, sicuramente quello democratico si è dimostrato il più adeguato allo scopo, dal momento che è quello che maggiormente coinvolge la massa lasciandola nella convinzione di essere essa stessa “artefice del proprio destino”.

Si tratta, in altre parole, di un piccolo capolavoro strategico.



Per tutti questi motivi lo studio di quella che la modernità ha chiamato “psicologia delle masse” è stata argomento di massimo interesse per coloro che detengono il potere, in ogni epoca, una scienza riservata a pochi e per molti secoli gelosamente custodita.

Fu solo nel XX secolo che comparvero i primi testi che si occuparono della materia in una maniera che oggi chiameremo “divulgativa”, una ricerca che ebbe il suo massimo interprete in Gustave Le Bon, autore di quel “Psicologia delle folle” che divenne il testo di riferimento di dittatori quali Mussolini, Hitler e Stalin.

Saper gestire e condizionare con successo le masse, inoltre, permette ai concorrenti dei depositari del potere di trovare lo strumento necessario per portare avanti il proprio progetto di sovversione, dal momento che i grandi ribaltamenti sociali necessitano a volte di un ampio numero di pedine sacrificabili.

La rivoluzione francese, così come quella russa, non avrebbero mai potuto avere luogo se non fosse stato per i milioni di individui convinti dagli scaltri burattinai a sacrificare le proprie vite in nome di un “ideale” più alto.



Negli estratti che seguono, il padre della psicologia moderna Sigmund Freud riprende il testo di Le Bon e lo analizza, portandone agli estremi i ragionamenti ed inserendoli all’interno della propria visione psicanalitica.

Nonostante siano passati circa cento anni dalla stesura di tale testo, e forse le “masse” del XX secolo oggi non esistono più, e benchè vi sia molto da commentare sulle teorie controverse, come minimo, dello stesso Freud, i passi riportati mantengono comunque ancora un certo interesse, e sicuramente offrono ampio materiale di riflessione.





da “Psicologia delle masse e analisi dell’io”, di Sigmund Freud.

(grassetti miei)



La massa è impulsiva, mutevole e irritabile.

E’ governata quasi per intero dall’inconscio.

FAMOSO ONCOLOGO AMERICANO DI FAMA MONDIALE RIFIUTA LA CHEMIOTERAPIA PER LA MOGLIE MALATA DI TUMORE E GUARISCE

Dopo aver perso parenti e amici a causa di quello che definiscono il male del secolo, il cancro, dopo averli visti soffrire terribilmente per i postumi di cicli e cicli di chemioterapia e per poi morire…. Mi sono posta la domanda ” se un medico fosse colpito direttamente da questo male quale strada sceglierebbe?”.

Naturalmente queste sono riflessioni personali, si riportano solo a titolo informativo, ognuno poi agisce come meglio crede. (Renè)

Oncologo americano rifiuta la chemioterapia per la moglie

La moglie di un oncologo famoso americano si ammala di cancro e il marito non la sottopone alla chemioterapia.

Sidney Winawer è un oncologo direttore del Laboratorio di Ricerca per il Cancro al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di NewYork, uno dei centri più importanti del mondo.

Per decenni ha praticato la chemioterapia a tutti i pazienti, metà dei quali sono deceduti. Ma un giorno la diagnosi è toccata a sua moglie… Ben consapevole dei danni catastrofici e dell’inutilità assoluta di quel tipo di cura (come ammetterà più tardi nel suo libro “Dolce è la tua voce”, Positive Press, 1998) non la sottopone a nessuna chemioterapia o radioterapia, ma si affida alla somatostatina (quella di Luigi Di Bella) E la moglie guarisce !

Perchè la chemioterapia non risolve il problema

Secondo la stragrande maggioranza delle teorie mediche, ci si ammala di cancro per una insufficienza del sistema immunitario. La chemioterapia riduce le masse tumorali di dimensione, ma al prezzo di distruggere completamente il midollo e le difese immunitarie dell’organismo, col risultato che quest’ultimo rimarrà debilitato ed esposto ad ammalarsi di nuovo per anni o anche per il resto della vita.

Per dare un’idea di quanto siano tossici questi veleni posso prendere spunto dalla stessa documentazione farmaceutica allegata a questi “farmaci”: pensate che basterebbe solo aumentare di poco le dosi di una sola “seduta” di chemioterapia per uccidere un cane, nel 100% dei casi, per avvelenamento nel giro di pochi giorni (potete controllare voi stessi dato che la tossicologia è pubblica).

Inoltre per smaltire questi farmaci occorre molto tempo (mesi e mesi), molto di più della durata di ogni ciclo, per cui quando si torna ad es. dopo un mese a fare un altro ciclo si ha un accumulo continuo di veleni nell’organismo!

Il fatto che molto spesso il cancro ritorna negli anni successivi, dopo una cura di chemioterapia ,non è dovuto a una certa “predisposizione” della persona, ma al fatto che le difese immunitarie sono ormai distrutte e quindi l’organismo è completamente indifeso ed è logico che venga aggredito nuovamente. La chemioterapia non è quindi la soluzione definitiva del problema, poichè questo si ripresenta molto spesso anni dopo con maggiore violenza.

Il cancro deve essere vinto invece potenziando il sistema immunitario.

Per molti tipi di tumore , il sistema immunitario ha una “memoria”, esattamente come per le malattie esantematiche (morbillo, varicella, rosolia, ecc.); se il tumore viene vinto dall’organismo stesso, piuttosto che represso dai farmaci, è molto più difficile che si ripresenti in seguito.

Qui ci sono 5 pagine di dati ufficiali http://aloearborescens.tripod.com/chemioterapia.pdf sui veri risultati della chemioterapia dal 1950 ad oggi, oltre ai retroscena delle multinazionali farmaceutiche.

La ricerca non ha fatto passi da gigante come tutti pensano, ma, al contrario, la gente si ammala e muore più che nei decenni scorsi. Con i metodi di cura attuali il 90% degli ammalati non sopravvive più di 10 anni al cancro.

FONTE: https://www.facebook.com/notes/uniti-contro-la-multinazionale-del-cancro/oncologo-americano-rifiuta-la-chemioterapia-per-la-moglie/205829269454455


TRATTO DAL LIBRO: “DOLCE è LA TUA VOCE” SCRITTO DALL’ ONCOLOGO SIDNEY
WINAVER

http://www.informarexresistere.fr/

venerdì 15 febbraio 2013

SOS GRECIA! E’ davvero emergenza? LIVE

Cosa sta succedendo in Grecia?

Voci sempre più insistenti parlano di un Paese sprofondato nel baratro, volutamente dimenticato, silenziato perché la sua tragedia non interferisca con le elezioni in Germania e in Italia. E’ vero?
Ne abbiamo parlato in una diretta fuori programma con Monia Benini, esperta conoscitrice della Grecia e a diretto contatto con i cittadini di Atene, e con Sergio Di Cori Modigliani, autore dell’articolo che ha lanciato l’allarme in rete, che è intervenuto nel corso del live.
Nel video in testa al post, la registrazione completa dell’evento live.
Fonte: Byoblu 12 Febbraio 2013

I ‘salvatori’ hanno affondato la Grecia  ... continua al link con video di Monia Benini


AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA IL GOVERNO E LA POLIZIA GRECA. LA GRECIA E’ COLLASSATA. MA A NOI NON LO DICONO PERCHE’ SIAMO IN CAMPAGNA ELETTORALE 

- DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI – Libero pensiero -

L’ho saputo davvero per caso. Il che la dice tutta.
Me ne stavo amenamente trastullando con un amico di lunga data, un giornalista neo-zelandese, con il quale ci incontriamo in un sito, chesscube.com, dove ci sfidiamo in un nostro personale duello a scacchi mentre chattiamo scambiandoci informazioni sull’Europa e su quello che accade nel continente australe e nel sud-est asiatico, di cui lui è un attendibile esperto.
A un certo punto, mi fa:
“E che ha detto Bruxelles della bomba di Amnesty International?”
“Quale?”
“Quella di tre giorni fa che gli ha ammollato il filosofo francese in piena riunione sul budget dell’Unione Europea”.
(sconcertato dalla mia ignoranza dei fatti, nonché fortemente incuriosito, chiedo ragguagli in merito)
“Ma sì, quella dei rapinatori delle banche”
“Quali banche? Dove?”
“Nel nord della Grecia”
“Chi?”
“Gli anarchici, i ragazzi arrestati e poi torturati dalla polizia”.




A questo punto mi arrendo e confesso di non sapere di che cosa stia parlando.

LE ILLUSIONI DELL'IMPERO (E QUELLO CHE ACCADE NEL MONDO REALE)

DI PEPE ESCOBAR
asiatimes.com

Barack Obama non sarà mai così sprovveduto da usare un Discorso alla Nazione per annunciare un “asse del male”. No. Doppia “O” (Obama-bis), dotato della sua esclusiva licenza di uccidere (Lista Nera), è molto più astuto. Con la stessa sicurezza con cui ha lanciato un nuovo programma di Governo USA più “intelligente” (e non più ampio), si è tenuto ben strette le carte della sua “nuova” politica estera. Poca è stata la sorpresa quando è risuonata la promessa che “entro la fine dell’anno, la nostra guerra in Afganistan sarà terminata"; non lo sarà per nulla, ovviamente, perché Washington lotterà fino alla fine pur di mantenere ben salde a quel suolo le truppe anti-insurrezione – per contrastare – come dice Obama – “quei residui malvagi di al-Qaeda".

Obama ha promesso di “aiutare” la Libia, l’Yemen e la Somalia, per non parlare del Mali. Ha promesso di “impegnare” la Russia. Ha promesso di sedurre l’Asia con partnership Trans-Pacifiche – in poche parole con qualche accordo commerciale amichevole di libero scambio. Per il Medio Oriente, ha promesso di schierarsi dalla parte di chi vuole la libertà; escluderebbe quindi la popolazione del Bahrain.

E poiché qui parliamo di Capitol Hill, non poteva mancare il passaggio “impediremo all’Iran di acquisire armi nucleari”; “faremo ulteriori pressioni sulla Siria” - il cui “regime sta uccidendo il suo popolo”; e “proseguiremo nell’alleanza con Israele”.

Anche la Corea del Nord è stata citata. Ben sapendo cosa ciò voglia dire, il ministro degli esteri di Pyongyang ha pensato di lanciare un attacco preventivo, sottolineando che il test nucleare di questa settimana era solo “una prima risposta” alle minacce statunitensi: “Se Washington prosegue nelle sue ostilità, saranno lanciati un secondo e un terzo attacco di maggiore intensità”. Obama non si è per niente disturbato a rispondere alle critiche alle sue “guerre ombra”, all’Impero dei Droni e al tiro a segno legalizzato sui cittadini americani; ha solo detto, così, “en passant”, che tutte queste attività saranno svolte in modo “trasparente”.

Tutto qui? No, c’e’ molto, molto di più.

IL GIOCO DI DOPPIA “O”

Dal 9/11, la strategia di Washington degli anni di G.W. Bush - segnati dai neo-conservatori – è consistita per lo più in un ritorno alla guerra terrestre. Ma poi, dopo lo sconquasso iracheno, si è aggiunto un ulteriore sviluppo strategico, che potrebbe riassumersi nello scontro Petraeus vs. Rumsfeld. Il mito della “vittoria” di Petraeus, fondato sulla sua ascesa “Mesopotamica”, offriva difatti a Obama l’opportunità di lasciare l’Iraq con l’illusione di una mezza vittoria (un mito fatto proprio e alimentato magistralmente dai grandi gruppi d’informazione americani).

Si arriva poi al vertice di Lisbona di fine 2010, indetto per trasformare la NATO in un clone del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con un format tipicamente occidentale, in grado di lanciare proprie operazioni militari – comprese quelle preventive – in tutto il mondo. Nessuna soluzione di continuità, quindi, tra Bush e Obama.

Il vertice della NATO di Lisbona sembra che abbia istituito ufficialmente una paradisiaca visione neo-liberalistica dei complessi rapporti tra guerra ed economia; tra operazioni militari e quelle di polizia; e tra il continuo sviluppo degli armamenti e il progetto politico di un intervento globale a carattere “preventivo”.

Tutto questo, ancora una volta, sotto la supervisione di Obama.

La guerra in Afganistan, per parte sua, ha decisamente contribuito a promuovere la NATO, così come la NATO ha decisamente contribuito a promuovere la guerra in Afganistan – anche se ancora non è riuscita a diventare il Consiglio di Sicurezza dell’intero Impero Americano, sempre pronto a dominare o circuire le Nazioni Unite.

Quale che sia la missione in cui la NATO è coinvolta, il controllo e il comando restano sempre nelle mani di Washington. Solo il Pentagono è in grado di elaborare la logistica di un’operazione militare transcontinentale globale. Libia 2011 ne è un esempio. All’inizio, francesi e inglesi si coordinavano con gli Americani. Ma poi l’AFRICOM – con base a Stoccarda – prese il commando e il controllo dei cieli libici. Il comandante in capo virtuale di tutto quello che la NATO ha fatto dopo, era solo Barack Obama.

Quindi, la Libia appartiene a Obama. E anche l’attacco a Bengasi è una risposta all’operato di Obama.

I fatti della Libia sembrano aver annunciato il consolidamento di una NATO/Coalizione su scala mondiale, capace di organizzare guerre in tutto il mondo facendo credere di agire sulla base di un consenso politico e militare, unificato da una dottrina tipicamente americana di ordine mondiale, pomposamente intitolata “Concetto di Strategia NATO”.

La Libia è stata “vinta” dalla doppietta NATO-AFRICOM. Ma poi è arrivata la provvidenziale linea rossa della Siria, imposta da Russia e Cina. E nel MALI – contraccolpo della Libia – la NATO non fa per niente parte del quadro; i francesi possono anche credere di poter mettere al sicuro nel Sahel tutto l’oro e l’uranio di cui hanno bisogno, ma è l’AFRICOM che trarrà i maggiori vantaggi dalla situazione, levando i suoi scudi contro gli interessi africani della Cina.

Ciò che è certo è che in questo processo contorto, Obama si è definitivamente assestato in quella logica che l’analista geopolitico francese Alain Joxe definisce “Neoliberalismo bellico”, ereditato dagli anni di Bush; in poche parole, non è altro che una definizione raffinata della lunga, infinita guerra del Pentagono.

L'EREDITA' DOPPIA DI “O”.


LO SPREAD IL CONTANTE E LE LOBBY DEL POTERE FINANZIARIO


OGNUNO VOTI CHI VUOLE

Le elezioni politiche dovrebbero essere un momento sempre positivo, visto che si tratta di esercitare il diritto democratico chiamato voto. Ognuno lo eserciti votando o non votando, e scegliendo liberamente, in caso di voto, il partito o il movimento che più gli aggrada e lo convince. Ho tra i miei lettori amici schierati su tutti i fronti e l'ultima cosa che cerco è proprio quella di schierarmi.

NON ESISTE DESTRA E SINISTRA

In una delle ultime apparizioni di Giorgio Gaber in televisione, il grande artista accennò, chitarra alla mano, un motivetto  che faceva "Ma cos'è la destra? E cosa è la sinistra?" Occorre dunque guardare alle cose concrete. Il mio blog parla di salute e di comportamento, argomenti che necessariamente si aggregano con l'economia e la politica. Starne del tutto fuori sarebbe assurdo, illusorio ed ipocrita.
Il non dire come la penso a livello personale, suonerebbe come una stonatura ed un lavarsi le mani.

STANNO SCOPPIANDO BOLLE CARICHE DI PUS

A parte le elezioni, poi, stanno succedendo diverse cose in contemporanea. Le dimissioni di papa Ratzinger, gli scandali Monte dei Paschi collegati alla Banca Vaticana IOR, da sempre nelle capienti mani dei Rothschild, gli scandali Finmeccanica. L'Italia, per quanto impoverita e dissestata da una serie di fattori, non è l'ultima ruota del carro, per cui gli occhi del mondo sono puntati su quanto accade al di qua delle Alpi.

CON DIO O CON SATANA?

Se uno legge "La storia dell'igienismo naturale" (da Pitagora alle scie chimiche), e alcuni articoli sul blog, tipo "Il frullatore Bilderberg", capisce che non sto affatto dalla parte delle oscure manovre dei ladri finanziari, dei manovratori tedesco-americani, dei Monti, dei Draghi, dei Frattini, dei Fini e dei Casini, per dire alcuni nomi. Allora sto con Berlusconi? Come dire o con Dio o con Satana, dove non si sa chi sia divino e chi sia satanico?

CHI TIRA LE FILA? CHI HA IMPICCATO ROBERTO CALVI?

Chi manovra le cose e le coscienze in questo paese? Chi tira le fila in Italia non sono nemmeno i governi, visto che l'opposizione parlamentare governa a volte più dei premier che si alternano. In questo paese ci sono molti scheletri nell'armadio della politica. Banchieri impiccati sotto il ponte dei Frati Neri  (Blackfriars Bridge), e parlo di Roberto Calvi, ex presidente del Banco Ambrosiano, un orribile e spietato omicidio, tuttora misterioso dopo 22 anni (le prossime due udienze a Roma per il 15 e il 30/3/13 vedono imputati di omicidio Pippo Calò, Flavio Carboni, Ernesto Diotallevi e Manuela Kleinszig). E il processo ai veri mandanti?

I MALAFFARI E LE RUBERIE MILIARDARIE DI ROMANO PRODI E DELLA SGUAIATA "SINISTRA" DI DE BENEDETTI

Le cose peggiori però le ha realizzate un certo Romano Prodi, titolare della famigerata agenzia Nomisma, svenditore dell'IRI al suo alleato Carlo De Benedetti, dilapidatore storico del patrimonio nazionale. Capace di non finire mai nelle patrie galere, nonostante l'aver regalato alla FIAT debenedettiana l'Alfa Romeo per 1000 miliardi A RATE, contro i 2000 miliardi IN CONTANTI offerti dalla Ford e una cifra ancor maggiore offerta dai giapponesi della Toyota. Capace di regalare la SME, il più grosso gruppo alimentare dello stato (valore concreto di cassa e di titoli 3100 miliardi) alla Buitoni, sempre di De Benedetti, per la miseria di 393 miliardi.

SE SOLO SI APRISSERO I CONTI SEGRETI DELLA NOMISMA!

Capace di difendere i ladroni bancari del caso Parmalat. Specialista nel prendere dallo stato soldi a costo zero e nel far affluire nella Nomisma tangenti supermiliardarie. Capace di stendere tappeti rossi a George Soros, autore del più grande tentativo di affondare la lira! George Soros, il distruttore numero uno dell'export italiano verso l'Asia, in combutta con Bill Clinton nel luglio 1997, con la decapitazione delle Tigri Asiatiche e la speculazione contro l'ottimo e super-stabile Baht thailandese. Romano Prodi è stato persino capace di fargli assegnare una laurea honoris-causa dall'Università di Bologna.

SUCCHIATORE IMPAREGGIABILE DI RISORSE STATALI DA REGALARE AI COMPAGNI DI MERENDE

Che Romano Prodi fosse il primo in Italia a parlare di stop al danaro contante (estate 2011) non sorprende affatto. Con tutti i miliardi che ha sottratto alle casse dello stato, e finiti nei paradisi fiscali salvaguardati dai suoi preziosi sponsor e compagni di merende George Soros e Carlo De Benedetti, non ha certo bisogno di portarsi delle banconote in tasca quando gira. Silvio Berlusconi potrà anche non essere un santo. Ma cerchiamo di essere obiettivi, e di andare a fondo nelle cose.

OGNUNO SI FACCIA LE SUE OPINIONI

La verità la sta raccontando Beppe Grillo. La saggezza la sta esprimendo Roberto Maroni. Anche Di Pietro e Vendola esprimono punti di vista condivisibili. Non si capisce bene quali convergenze strane potranno mai accadere per rendere questo paese governabile. Più che un berlusconiano, sono un antiprodiano. Sono per un'Italia non schiava degli spread manovrati da Monti e da Draghi, servi di Rockefeller e delle banche ladre e fallimentari d'America. Sono contro il diktat delle lobby finanziarie che si appoggiano ai predoni rossi, falsi profeti di una sinistra ipocrita ed inesistente. Sono per una restituzione della dignità, dell'indipendenza e del diritto al lavoro a una nazione italiana stracarica di giovani disoccupati causati dai ladroni di ieri e di oggi, interni ed esterni alla catena delle Alpi.

VI OFFRO TRE DOCUMENTI MERITEVOLI DI ATTENZIONE

Conto zero e non ho nessuno alle mie spalle. Ho soltanto raccolto, per chi mi legge, i tre documenti più intelligenti e credibili di questi ultimi giorni, dove si parla contro la dittatura dell'Euro (professor Paolo Becchi, docente all'Università di Genova), contro la dittatura delle carte di credito obbligatorie (Maurizio Blondet, grande giornalista italiano), e contro la dittatura celata del prodismo. Ho soltanto inserito dei sottotitoli a ciascuno dei 3 documenti, per renderli, spero più comprensibili. Serve uno stato snello e amico, sgravato da assurde paghe e da parlamentari e dirigenti regionali-provonciali-comunali super-stipendiati e super-pensionati. Uno stato economico e risparmiatore e giammai uno stato di polizia tributaria.

Valdo Vaccaro

CONTRO LA DITTATURA DELL'EURO

intervista a Paolo Becchi

di CLAUDIO COMINARDI, Palazzolo sull'Oglio

CONTRO LA DITTATURA DELL'EURO,  di Michela Apostoli e Laura Rolleri per Palazzolo 5 stelle

Il nuovo presidente dello IOR, la banca vaticana, appartiene ai Cavalieri di Malta: ma tu guarda che combinazione!


E' proprio vero: a pensar male si fa peccato, però ci si indovina! La massima del divo Giulio Andreotti attraversa le nostre menti mentre apprendiamo che il nuovo presidente della Banca Vaticana, il famigerato Ior, è tale Ernst von Freyberg, avvocato d'affari con autorevoli esperienze nel settore della finanza e, meraviglia delle meraviglie, membro del Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta, di cui è tesoriere per il ramo tedesco.

All'indomani dell'abdicazione di Benedetto XVI, alias, Joseph Ratzinger, avevamo avuto il sospetto che più che di dimissioni, si trattasse di un vero e proprio licenziamento. Scavando tra le notizie, abbiamo malignato che nella decisione del papa ci fosse lo zampino del Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta. Pochi giorni prima, infatti, Benedetto aveva partecipato alle celebrazioni per la fondazione della potente organizzazione finanziario-politica-religiosa. Potete leggere il post se avete malignato anche voi: Ma Benedetto XVI si è dimesso o è stato licenziato?  
... continua alla fonte

Tony Blair chiede una Guerra permanente che duri una generazione

Fonte: www.movisol.org

8 febbraio 2013 (MoviSol) – In un’intervista alla BBC il 3 febbraio, l’ex Primo ministro britannico Tony Blair ha chiesto una “generazione di guerra” contro Al Qaeda e altri gruppi jihadisti in tutto il mondo. Egli ha paragonato la guerra globale contro il terrorismo attualmente in corso ai 45 anni di guerra fredda con l’Unione Sovietica e ha tessuto lodi sperticate a favore del Presidente francese Francois Hollande per aver mandato le truppe in Mali. Blair però si è guardato bene dal ricordare che sia la Gran Bretagna che gli Stati Uniti sono stati alleati di Al Qaeda e di altri gruppi radicali appoggiati dai sauditi in Libia e sono tuttora alleati con gli stessi gruppi nel tentativo di rovesciare il governo di Assad in Siria.

I nostri lettori ricorderanno che Blair è l’autore dell’infame dottrina di guerra permanente in un mondo “post-westfalico”, e cioè un mondo in cui le sovranità nazionali siano state abolite, e ha una forte influenza sul Presidente Obama per conto della Corona britannica.

Le deliranti affermazioni di Blair sono rimbalzate alla riunione sulla sicurezza di Monaco, dove il segretario generale della NATO Rasmussen lo ha scimmiottato dichiarando che l’alleanza atlantica deve intervenire in tutto il mondo laddove i suoi interessi siano minacciati. Rasmussen ha tracciato un “arco di crisi che si estende dal Sahel all’Asia Centrale”, aggiungendo che la missione futura della NATO, a seguito del ritiro dall’Afghanistan, dovrà avere un ambito globale e dispiegare forze speciali, forze di reazione rapida e sistemi di difesa antimissile per assicurare la propria dominanza.

Ciò detto, alla conferenza di Monaco c’è stato un vero e proprio assalto contro Russia e Cina, accusati di voler sostenere il governo di Assad. Nella sessione serale del 1 febbraio, Kenneth Roth dell’Human Rights Watch (una pedina di George Soros), ha accusato il governo russo di essere responsabile della morte di 60 mila civili in Siria a causa dell’appoggio ad Assad. Il giorno successivo, in un dibattito sulla sicurezza in Europa, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha attaccato la banda della guerra permanente asserendo che le uniche azioni militari legittime sono quelle approvate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e ha correttamente indicato che l’occidente sta sostenendo le reti terroristiche in Libia e Siria.

Un inizio attuale

Attraverso la forza dell'immagine, che si esprime come sintomo… l'uomo naturale, che si identifica con lo sviluppo armonico, l'uomo spirituale, che si identifica con la perfezione trascendente, e l'uomo normale, che si identifica con l'adattamento pratico e sociale, deformati, si trasformano nell'uomo psicologico, che si identifica con l'anima. La vana fuga dagli dei - James Hillman

Ecco la più grande storia mentre rivela un nuovo capitolo di se stessa; vera, pura, autentica arte alla luce del Sole. Un modello variegato di situazioni nelle quali gli individui e la Vita emanantesi, scrivono e sono scritti. Cari umani, se fate fatica a concepire quello che la vostra immaginazione (mente) non riesce a contenere, allora evitate di cercare un ‘inizio’.

Applicate alla situazione, di volta in volta osservata/vissuta, un artifizio concettuale:

dimostrare per assurdo la tesi che intuitivamente siete in grado di produrre, sentire, percepire.

Ossia, senza partire dalla pseudo necessità di conferire un inizio ad un movimento. Vi trovate in un loop. Non importa al vostro livello capire come sia iniziato; importa notarlo, notare se stessi dentro al loop. Essere consapevoli.

Solo a quel punto sarà possibile tentare di uscirne, mediante comprensione del motivo che mantiene il vortice attivo:

il motivo non è l’inizio, ma è l’adesso continuo che rinnova/genera quell'inizio. Un inizio attuale, insomma.

Capendo il motivo capite l’inizio.

Come si capisce il motivo?

Ad esempio, utilizzando la logica frattale.

Se il vostro giardino è infestato dalle formiche, non cercate di capire l’origine e il perché dell’esistenza della formica… ma cosa fate? Utilizzate metodi di soppressione della formica. Ossia, tentate di ucciderla.

Cosa pensate che comporti in Natura un comportamento simile?

Pensate che il lato ‘selvaggio’ della Natura rimanga con ‘le mani in mano’?
la Natura è un’entità viva e in evoluzione, pertanto… ancora soggetta a dualità.in Natura si riflette ogni comportamento.

E non importa, in questa fase, capire da cosa abbia avuto origine questa legge; importa agire ‘calzando la situazione’:
se fossi io quella formica? Se la sorte di quella formica toccasse a me? Se venissi sfrattato dalla mia casa, gettato fuori e ucciso brutalmente?
È quello che sta esattamente accadendo…ad immagine e somiglianza di ciò che è accaduto.

La formica non ‘infesta’ il ‘vostro’ terreno, ma lo abita per circostante molto simili al movimento relativo alla ‘pendenza’ che segue l’acqua:
scorre secondo Natura.

Allora sarebbe meglio chiedersi:

come posso spostare le formiche senza ucciderle? Di che cosa hanno bisogno per continuare a vivere in pace?
Esse hanno trovato dimora secondo funzione. Chi siete voi per danneggiarle? Chi è che danneggia chi? Voi vi credete la razza dei dominatori e per questo ve ne approfittate.

IOR, Montepaschi e Antonveneta: nulla di nuovo sotto il sole Vaticano

Antonveneta, ecco l'operazione che ha distrutto MontepaschiMussari diventa presidente Abi: con quali criteri si scelgono gli amministratori?
- di Paolo Mondani e Milena Gabanelli 
Corriere della Sera

MILANO - Allora la banca fa la banca, raccoglie i fondi sul territorio, eroga il credito, fa investimenti, specula, e una parte degli utili li dà fondazione, che per legge li deve spendere proprio su quel territorio in opere sociali e culturali. La sua è una funzione di sussidiarietà, non può mettersi a sponsorizzare attività improbabili o a fare finanza. A Siena, la fondazione, caso unico in Italia, controlla anche la banca. Cosa vuol dire questo? Che quando nel 2007 Montepaschi, mentre il mondo sta cominciando a crollare, decide di acquistare a 10 quel che fino a due mesi prima valeva 6, e i soldi non ce li ha, chiede alla fondazione di intervenire e prosciugarsi. Da ricordare che nessuna banca voleva comprare Antonveneta a quel prezzo, e nessuna banca fa questo tipo di operazioni per cassa. Oggi, tra l’altro, Antonveneta vale molto meno di quel che valeva ancora prima di essere acquistata. Morale: questa operazione ha distrutto il patrimonio della banca e della fondazione. Non si può dire che sia stata una operazione eccellente. E come spesso avviene in Italia il non eccellere non è una discriminante. Mussari da presidente della banca diventa anche presidente dell’Abi. Ci si chiede: ma con quali criteri vengono scelti gli amministratori? Secondo il capo delle fondazioni bancarie italiane Giuseppe Guzzetti, il presidente della fondazione Montepaschi, Mancini essendo stato un impiegato dell’asl, ha le competenze necessarie perché la fondazione si occupa anche del settore sanitario. Ci consentirà sicuramente di esprimere una opinione personale: secondo noi il curriculum che è stato determinante per entrambi per i loro incarichi è stata l’appartenenza alla DC.   .... continua alla fonte con video


ESPLOSIONE DI METEORITI FERISCE CENTINAIA DI PERSONE IN RUSSIA

'Un meteorite è divampato in modo spettacolare el cielo, esolodendo sopra la Russia, nelal regione di Chelyabinsk, si riporta che ci siano circa 400 feriti.
Frammenti del meteorite sono caduti in un'area poco popolata della regione di Chelyabinsk, ha detto il minstro della Emergenza.
Un portavoce del ministero degli Interni, Vadim Kolesnikov, ha detto che è stata richesta assistenza medica per 102 persone, a seguito dell'incidente, soprattutto causa ferite da vetri rotti dalla esplosione

Kolesnikov ha anche detto che sono crollati circa 600 mq di un tetto in una fabbrica di zinco "

TUTTO L'ARTICOLO con altri video QUI:
http://www.guardian.co.uk/science/2013/feb/15/meteorite-explosion-shakes-russian


giovedì 14 febbraio 2013

Allo stesso Tempo.

La Pietra Codificata ‘ruota’ attorno a vari assi implementati in varie dimensioni.

La più grande storia racconta questa rotazione alla luce biodiversa della Vita; un punto prospettico nel punto prospettico, come un Mondo esistente nello spazio lamellare di un autostereogramma.

La voce dell’Errante verosomiglianza si muove entro questa rotazione costituita dall’effetto dell’esistenza della Pietra Codificata, che non può essere scorta se non nella sua incarnazione ‘puntiforme’ nelle 3d, luogo di ‘atterraggio ed esperienza’.

La vostra dimensione è solida, concreta, reale all’apparenza, e si presta molto bene per l’approdo di tutti coloro che intendono osservarsi allo specchio della Creazione. In altri modi non è possibile o è molto più complesso.

Il cammino 3d è usualmente ricco d’ostacoli, frutto del proprio carico eterico, in assenza di altre incarnazioni, oppure anche del carico memorizzato non localmente (karma).

Ogni essenza ha una ‘storia individuale’; il proprio bagaglio esperienziale.

Quando una di esse affiora alla superficie delle 3d, questo ‘carico sommatorio e contraddistinguente', come una impronta digitale unica, plasma - interagendo con le leggi 3d e con il modello di variabili mobili in auge – un percorso di nodi/bivio da raggiungere ed affrontare.

Tali ‘nodi’ sono direttamente proporzionali alla somma evolutiva dell’essenza, sino a quel punto dimostrata/maturata. Tali nodi non sono mai ‘punitivi’ o a carattere di ‘maledizione’. Tali nodi non mettono in evidenza una Natura maligna della Luce, bensì si presentano ed agiscono secondo funzione:

essi sono come programmi agenti in un computer.

Essi sono ‘vivi’ ed inerziali (seguono la spinta iniziale ad opera della 'Luce che ha nome'), ma, dal vostro punto prospettico vengono acc/colti come fenomeni auto esistenti ed aspetti della cosiddetta Natura.

Essi vengono studiati, ossia vengono studiati gli effetti derivanti dalla loro presenza/funzione, che non viene percepita. Il vento è un fenomeno naturale, no? È possibile comprendere come esso si ‘formi’ secondo le coordinate 3d del vostro paradigma. Con ciò avete forse definito e compreso che esso sia, in realtà, una forma di Vita?

Effetti. Voi studiate solo gli effetti (e potrebbe anche andare bene se affrontaste la questione tramite 'Metodo Indiretto').

Perché il mondo premia i propri saccheggiatori?

DI EDUARDO GALEANO
globalresearch.ca

Il lanciatore di scarpe iracheno, che scagliò le proprie calzature verso Bush, è stato condannato a tre anni di carcere. Non merita invece un’onorificenza?
Chi è dunque il terrorista? Il lanciatore di scarpe o il suo bersaglio? Il serial killer che ha volutamente determinato la guerra in Iraq su un terreno di bugie massacrando una moltitudine d’individui, legalizzando e ordinando la tortura di altri non è forse il vero terrorista?
Il popolo di Atenco, in Messico, i Mapuche, indigeni del Cile, i Kekchies del Guatemala, i contadini senza terra in Brasile, tutti accusati del crimine di terrorismo per aver difeso i loro diritti e la loro terra, sono forse i colpevoli? Se la terra è sacra, anche se la legge non lo specifica, coloro che la difendono non sono altrettanto sacri?
Il luogo più pericoloso al mondo è la Somalia, secondo la rivista «Foreign Policy». Ma chi sono i pirati, gli affamati che assaltano le navi o gli speculatori di Wall Street che hanno attaccato il mondo per anni e che adesso vengono ricompensati con milioni e milioni di dollari per i loro sforzi?

Perché il mondo premia i propri saccheggiatori?

Perché la giustizia è una donna ciclopica e cieca? La Wal-Mart, la corporation più potente della terra, proibisce i sindacati. Anche McDonald’s. Per quale motivo tali corporation, che godono impunità penale, violano il diritto internazionale? È forse perché, nel mondo in cui viviamo oggigiorno, il valore del lavoro è minore di quello della spazzatura e i diritti dei lavoratori hanno un valore ancora più irrisorio?
Chi sono i virtuosi e chi i malvagi? Se la giustizia internazionale esiste veramente, per quale motivo i potenti non sono mai soggetti a giudizio? Le menti che hanno partorito i più efferati dei massacri non sono mai state dietro le sbarre. È forse perché sono proprio questi carnefici che posseggono le chiavi della cella?
Per quale motivo i cinque paesi detentori del diritto di veto in seno alle Nazioni Unite sono inviolabili? Questo diritto di veto ha forse origini divine? Chi riporrebbe la propria fiducia in qualcuno che, per mantenere la pace, approfitta della guerra?
È giusto che la pace nel mondo sia proprio nelle mani di quelle cinque nazioni che sono anche le principali produttrici di armi al mondo? Non vorrei peccare d’irriverenza nei confronti dei narcotrafficanti, ma tale situazione non potrebbe essere un altro esempio di crimine organizzato?
Stranamente, chiunque reclami la pena di morte non si pronuncia in merito a chi tiene le redini del mondo. Ancor peggio, tali rivendicatori si lamentano da sempre degli assassini armati di coltello, ma non si sono mai pronunciati sugli arciassassini armati di missili.
Per giunta, mi domando: dal momento che questi impuniti padroni del mondo sono così affascinati dall’assassinio, perché non sperare che indirizzino la loro inclinazione omicida verso l’ingiustizia sociale? È forse giusto un mondo in cui, ogni minuto, tre milioni di dollari vengono sprecati in ambito militare mentre, nello stesso arco di tempo, quindici bambini muoiono di fame o di malattie curabili? La comunità internazionale è armata fino ai denti, ma contro chi? Contro l’indigenza o contro gli indigenti?
Come mai i patrocinatori della pena capitale non dirigono la loro ira verso i valori della società consumistica che costituiscono una minaccia quotidiana per la sicurezza pubblica? O il costante bombardamento pubblicitario non costituisce forse un invito alla criminalità? Questo bombardamento non stordisce forse i milioni e milioni di giovani disoccupati o sottopagati, inculcandogli incessantemente le fandonie del tipo “avere = essere”, e possedere macchine o scarpe di marca significa esistere? Si continua a ripetere di avere, avere, insinuando che chi non ha nulla, quindi, non esiste.
Perché la pena di morte non si applica alla morte stessa? Il mondo è organizzato in funzione della morte. Non è forse vero che il complesso militare industriale fabbrica morte e divora gran parte delle nostre risorse ed energie? Per adesso, i padroni del mondo condannano la violenza solamente quando questa è perpetrata da altri. Se gli extraterresti esistessero, questo monopolio della violenza parrebbe loro incomprensibile. Ciò è in realtà insostenibile per noi terrestri stessi. Contro ogni certezza, speriamo ancora di sopravvivere: noi umani siamo gli unici animali specializzati nel mutuo sterminio, nonché sviluppatori di una tecnologia di distruzione che annichilisce simultaneamente il nostro pianeta e tutti i suoi abitanti.
Tale tecnologia si mantiene grazie al terrore. È il terrore del nemico che giustifica la dilapidazione di risorse da parte delle forze militari e di polizia. Per quanto riguarda l’applicazione della pena di morte, perché non mandiamo al patibolo la morte stessa? Non sarebbe doveroso porre fine a questa dittatura universale di allarmisti professionisti? I seminatori del panico ci condannano alla solitudine, tenendo la solidarietà lontano dalla nostra portata: a torto, ci insegnano che viviamo in un mondo in cui le regole sono dettate dalla competizione, che chi può deve schiacciare i propri colleghi, che dietro al prossimo aleggia il pericolo. Attenzione, ripetono incessantemente, quella persona ti deruberà, l’altra ti violenterà, i mussulmani hanno piazzato una bomba in quel passeggino, e quella donna dallo sguardo innocente che ti sta osservando ti trasmetterà sicuramente l’influenza suina.
In questo mondo che gira alla rovescia, sono riusciti a incuterci timore anche quando si tratta del più semplice atto di giustizia e di buonsenso. Nel momento in cui il Presidente Evo Morales ha dato il via alla ricostruzione in Bolivia, cosicché questa nazione a maggioranza indigena non avrebbe più provato vergogna guardandosi allo specchio, le sue azioni suscitarono il panico. In verità, dalla prospettiva tradizionale dell’ordine razzista, il difficile compito di Morales si è rivelato catastrofico: i sostenitori di tale opinione non accettavano altre soluzioni per la Bolivia. Secondo questi ultimi, è stato Evo a trascinare la Bolivia in un clima di caos e di violenza: questo presunto crimine giustificava gli sforzi volti a spazzar via l’unità nazionale, mandando in mille pezzi la Bolivia. Quando Rafael Correa, Presidente dell’Ecuador, si è rifiutato di pagare i debiti illegittimi del proprio paese, tale notizia destò sgomento nel mondo finanziario e l’Ecuador venne minacciato con punizioni terribili per aver solamente osato di dare il cattivo esempio. Se le dittature militari e i politici furfanti sono sempre stati viziati dalle banche internazionali, non ci siamo già lasciati condizionare e non abbiamo forse già accettato questa situazione come un futuro inevitabile, un futuro in cui le persone pagano per le ingiustizie che si abbattono su di loro e per l’avidità che li depreda?
Mi chiedo se ci sia sempre stata una scissione tra il buonsenso e la giustizia.

Il buonsenso e la giustizia non erano forse fatti per essere strettamente legati e avanzare di pari passo?

Il buonsenso, e anche la giustizia, non sono in accordo con lo slogan femminista, secondo il quale se noi uomini potessimo restare incinti, l’aborto diventerebbe un sacramento. Perché non legalizzare l’aborto? Forse perché in seguito l’aborto cesserebbe di essere l’appannaggio delle donne che possono permetterselo e dei dottori che ne traggono guadagno?
La stessa osservazione si può fare per un altro caso scandaloso che nega sia la giustizia che il buonsenso: perché le droghe non sono legali? Alla stessa maniera dell’aborto, questo non è un tema che riguarda la salute pubblica? Il paese in cui vi è il più alto numero di tossicodipendenti al mondo, quale autorità morale ha per condannare i narcotrafficanti? E i mass media, con tutta l’attenzione che consacrano alla guerra contro il flagello delle droghe, perché non divulgano mai che è l’Afghanistan che, da solo, soddisfa all’incirca tutta la domanda di eroina mondiale? Chi tiene le redini dell’Afghanistan? Non è forse occupato da un paese messianico che si è attribuito il potere di portare tutti noi verso la salvezza?

Perché le droghe non vengono legalizzate una volta per tutte? È forse perché rappresentano il miglior pretesto per invadere un paese militarmente, oltre che a fornire i guadagni più proficui alle più grandi banche che, nell’oscurità, si tramutano in centri di riciclaggio di denaro sporco?

Nel mondo, oggigiorno, regna la tristezza a causa del calo delle vendite di automobili. Una delle conseguenze della crisi mondiale è il declino di industrie automobilistiche che, altrimenti, sarebbero fiorenti. Se avessimo almeno un briciolo di buonsenso e un mero frammento di senso della giustizia, perché non festeggiare questa buona notizia?

Chi potrebbe negare che una diminuzione del numero di automobili è una cosa positiva per la natura, che tirerebbe un respiro di sollievo da questa situazione? Chi potrebbe negare l’enorme valore di questa diminuzione, constatando che meno pedoni moriranno?

Ecco come la Regina Bianca di Lewis Carroll spiegò ad Alice come si distribuisce la giustizia nel mondo attraverso lo specchio: “Quello è il Messaggero del Re. Adesso è in prigione poiché deve scontare una pena e il processo non comincerà prima di mercoledì prossimo: ovviamente, il crimine verrà commesso per ultimo.”

L’Arcivescovo Oscar Arnulfo Romero, a El Salvador, affermò che la giustizia, come fosse un serpente, mordeva soltanto coloro che erano scalzi. Morì a causa di ferite da arma da fuoco per aver proclamato che all’interno della sua nazione gli indigenti venivano condannati dall’inizio vero e proprio, ossia dal giorno della nascita.

Il risultato delle elezioni a El Salvador non potrebbe essere visto, in qualche modo, come un omaggio all’Arcivescovo Romero e alle migliaia di persone che, come lui, hanno perso la vita combattendo per far andare la giustizia nel verso giusto in questo regno di ingiustizia?

A volte i racconti della Storia finiscono in maniera avversa, ma la Storia, lei, non finisce mai. Lei, quando dice addio, dice invece: tornerò.

Eduardo Galeano è il saggio delle Americhe. Tra i classici di Galeano: Le vene aperte dell’America Latina e Genesi

Fonte: www.globalresearch.ca
Link. http://www.globalresearch.ca/i-hate-to-bother-you-is-justice-right-side-up/14767
24.01.2013

Traduzione per www.comedonchsiciotte.org a cura di ELISA BERTELLI

Com’è possibile che tanti uomini sopportino un tiranno che non ha forza se non quella che essi gli danno? Da dove prenderebbe i tanti occhi con cui vi spia se voi non glieli forniste? (Etienne de La Boétie, Discorso sulla servitù volontaria).

Com’è possibile che tanti uomini sopportino un tiranno che non ha forza se non quella che essi gli danno? Da dove prenderebbe i tanti occhi con cui vi spia se voi non glieli forniste? (Etienne de La Boétie, Discorso sulla servitù volontaria).



Il testo citato, che potete leggere integralmente qui, è del 1500 o giù di lì. Scritto da Etienne de La Boétie, ha in sé il fascino sottile di tutti quei libri che vengono intruppati sotto l’etichetta di “classici”. Sono buoni per tutte le stagioni, per ogni età dell’uomo, per tutte quelle situazioni che incessantemente si ripetono nella storia che sembra incapace di insegnare qualcosa agli uomini che ignari l’attraversano senza acquisire un briciolo di consapevolezza da quello che il passato gli ha rovesciato addosso.
Tutta la divagazione parte da quella che sembra proprio una domanda retorica.
Si chiede l’autore:

“Com’è possibile che tanti uomini sopportino un tiranno che non ha forza se non quella che essi gli danno? Da dove prenderebbe i tanti occhi con cui vi spia se voi non glieli forniste?”
Si può notare subito quindi che sul banco degli imputati non c’è il tiranno ma tutti quelli che a diverso grado sono, consapevolmente o non, suoi complici.

“Se due, se tre, se quattro cedono a uno solo è cosa strana, ma comunque possibile… Ma se cento, se mille sopportano uno solo, non si dirà forse che non vogliono, e non già che non possono affrontarlo, e che non è per viltà quanto per abiezione e mancanza di dignità?”
In fin dei conti il tiranno è uno, mentre gli asserviti sono milioni e allora non può essere una questione di paura. Certo, chi si presenta come tiranno è molto più risoluto dei molti che lo dovrebbero soverchiare,
ma non può essere solo un mero rapporto di forza fisica il motivo del suo dominio.
È il castello che lo sorregge che gli dà la forza.

Risiede nella servitù volontaria il piedistallo che gli permette di dominare incontrastato.
È quindi sul consenso di molti che fonda la sua potenza.
Il tiranno costruisce intorno a sé, meglio dire sotto di sé, una piramide di solidarietà perversa che gli permette di avere non due ma milioni di occhi che gli permettono di invadere tutti gli spazi. Di avere non due ma milioni di braccia pronte ad agire ed eventualmente reprimere le minoranze lunatiche che ipotizzano ribellioni. Gli strumenti per creare questa piramide di consenso e connivenze sono vecchi come il cucco ma sempre micidiali. Prebende, titoli onorifici, guadagni facili, poteri distribuiti con saggezza perversa e che garantiscono una forza inimmaginabile per uno solo e che sono il privilegio di chi sceglie di far parte di questo meccanismo che si fa sempre più pervasivo.

“Insomma grazie a favori o vantaggi, a guadagni o imbrogli che si realizzano con i tiranni, alla fin fine quelli cui la tirannide sembra vantaggiosa quasi equivalgono a quelli che preferirebbero la libertà”.

“coloro che sono rosi da sfrenata ambizione e da non comune avidità, si raccolgono attorno a lui e lo sostengono per avere parte al bottino e comportarsi a loro volta da tirannelli sotto il grande tiranno”.
Come non leggere negli ultimi avvenimenti convulsi della nostra patria storia un’attualizzazione di quanto scritto cinquecento anni fa? Certo non è facile riconoscere in Monti il tiranno classico. Ma se si pensa alla sua presa di potere, coincidente con lo svuotamento terminale degli ultimi vagiti politici dei nostri partiti. Se si pensa ai beneficiati dal tiranno, che oltre a non incidere, se non marginalmente e strumentalmente, sui loro privilegi, ne rinsalda altri offrendo allo strapotere di banche, finanzieri, imprenditori, politici fiancheggiatori, boiardi statali e dirigenti ministeriali nuove forme di prebende (non ultima quella di scaricare tutto l’onere della crisi sulle tasche esangui di coloro che a vario titolo non sono inseriti nel circolo vizioso della connivenza al tiranno).
Anche gli strumenti sono analoghi e tra questi l’ultimo e più subdolo: quello del ricatto. Una volta dettata (stravolta?) la verità, che ci vuole o consenzienti o condannati al baratro, al default, alla Grecia, la condizione capestro è quella di seguire muti il volere del tiranno o farsi corresponsabili del disastro.
Il ricatto potenziato dalla riprovazione sociale per i dissenzienti, visti come degli immorali, è un’arma letale.
Se si pensa a tutto questo, non si può che ravvisarne analogie con quanto indicato da de La Boétie che, tuttavia, non propone alcuna ricetta per il cambiamento del potere, ciò che gli sta a cuore è la presentazione in tutta la sua ampiezza e profondità di una situazione paradossale ma resa tuttavia quasi ovvia della vita di ogni uomo: l’accettazione spontanea della subordinazione. Il “Discorso sulla servitù volontaria” è più una condanna dei servi che dei tiranni; De La Boétie sostiene che i tiranni detengono il potere in quanto sono i sudditi a concederglielo.

E allora, ce l’abbiamo, noi, la soluzione? Come si fa a smettere di essere servi, a delegittimare il potere?


Che si pensi possibile un cambiamento sociale da attuarsi con la non-violenza, mediante una riforma, o con la violenza, mediante una rivoluzione, resta il fatto che il primo passo da compiere per chi vuole farla finita con questo mondo è di corrodere il consenso su cui si fonda l’attuale ordine sociale. Un consenso costruito quotidianamente, nei mille luoghi della riproduzione sociale, senza che neanche ce ne accorgiamo, attraverso un comportamento abitudinario. Giorno dopo giorno veniamo allevati ad essere obbedienti, addestrati ad essere rispettosi, istruiti ad essere sottomessi. Questo consenso dev’essere alimentato di continuo perché è friabile e si sbriciola con facilità. Basta osservare cosa accade nelle mille lotte che nascono per contrastare i soprusi compiuti da chi detiene il potere, allorquando onesti cittadini si trasformano in arrabbiati ribelli nello spazio di un respiro. È però innegabile che esiste un momento particolare, in cui il consenso viene convocato a manifestarsi pubblicamente in pompa magna: le elezioni.
Appuntamento simbolico, è vero, ma quanto significativo!
Quale più dolce spettacolo per chi ci governa che vedere file ordinate di elettori giunti a deporre il loro obolo nelle apposite urne?

E quanto desolante sarebbe per costoro assistere alla diserzione di massa dal ruolo che ci hanno assegnato, quello del cittadino sfinito ma rassegnato a compiere il proprio inesistente dovere! Un piccolo gesto di libertà che spalancherebbe la porta a molti altri.

Postato 3 hours ago da Gianna Bonacorsi

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