"THE END"

"THE END"
http://www.romafaschifo.com

domenica 10 novembre 2013

L' oceano è distrutto. Per sempre


“E’ stato il silenzio a rendere questo viaggio diverso. Per essere esatti, non l’assenza di suoni. Il vento ancora sbatteva le vele e fischiava tra le sartie. Le onde ancora sbattevano contro lo scafo. E vi erano molti altri suoni: tonfi soffocati, urti violenti e raschiature quando la barca sbatteva contro pezzi di rottami. Ciò che mancava erano le strida degli uccelli marini. Erano scomparsi perché i pesci sono scomparsi… Niente pesci. Niente uccelli. Praticamente nessun segno di vita”. La traversata del Pacifico fra l’Australia e il Giappone dimostra che l’oceano è un mare di rottami in fin di vita. Perché non si organizza una flotta per pulirlo? Semplice, perché ormai il danno ambientale derivante dal consumo di petrolio necessario per realizzare un’impresa enorme sarebbe peggiore di quello causato dal lasciare semplicemente i rottami dove sono…
di Greg Ray

E’ stato il silenzio a rendere questo viaggio diverso da tutti quelli precedenti.
Per essere esatti, non l’assenza di suoni.
Il vento ancora sbatteva le vele e fischiava tra le sartie. Le onde ancora sbattevano contro lo scafo di fiberglass.
E vi erano molti altri suoni: tonfi soffocati, urti violenti e raschiature quando la barca sbatteva contro pezzi di rottami.
Ciò che mancava erano le strida degli uccelli marini che in tutti i viaggi simili a questo circondavano la barca.
Gli uccelli erano scomparsi perché i pesci sono scomparsi.
Esattamente dieci anni prima, quando lo skipper di Newcastle Ivan Macfadyen aveva veleggiato esattamente sulla stessa rotta da Melbourne a Osaka, tutto quello che aveva dovuto fare per prendere un pesce dall’oceano tra Brisbane e il Giappone era stato buttare fuoribordo una lenza con degli ami.

“In nessuno dei 28 giorni che servivano per questa parte del viaggio non abbiamo preso un pesce della misura giusta per cuocerlo e mangiarlo con un po’ di riso”, rievoca Macfadyen.

Ma questa volta, durante tutta la lunghezza di questo viaggio per mare ho preso solo due pesci.

Niente pesci. Niente uccelli. Praticamente nessun segno di vita.

“Negli anni passati mi ero abituato a tutti gli uccelli e ai loro suoni”, ha detto.

“Essi seguivano la barca, talvolta si riposavano sull’albero prima di riprendere a volare. Si potevano vedere stormi di essi volare sulla superficie del mare in distanza, nutrendosi di sardine”.
Ma a marzo e ad aprile di quest’anno, solo silenzio e desolazione circondavano la mia barca, la Funnel Web, mentre essa si apriva la strada sulla superficie di un oceano disabitato.

A nord dell’equatore, nella parte alta della Nuova Guinea, i naviganti hanno visto in lontananza una grande nave da pesca che batteva una barriera corallina.

“Era li tutti i giorni, e andava avanti e indietro, trainando reti a strascico. Era una nave grande, come una nave madre”, egli disse.
Ed essa lavorava anche la notte, alla luce di forti lampade. E la mattina Macfadyen venne svegliato dal suo marinaio, che lo chiamava con urgenza, poiché la nave aveva messo in mare una barca veloce.
“Ovviamente io ero preoccupato. Noi eravamo disarmati e i pirati sono veramente un pericolo in queste acque. E ho pensato che se questi tipi hanno delle armi, noi saremmo stati in un guaio grosso”.

Me essi non erano pirati, almeno non nel senso comune della parola.

La barca veloce accostò sul fianco e i melanesiani che erano a bordo ci offrirono delle frutta in regalo e dei barattoli di marmellata e di conserve.

E poi ci dettero cinque grosse borse che avevano contenuto zucchero, piene di pesci.

“Erano dei buoni pesci, grandi , di vario tipo. Alcuni erano freschi, ma altri ovviamente erano stati al sole per qualche tempo.
Noi dicemmo loro che non avevamo nessuna possibilità di utilizzare tutti quei pesci. Eravamo in due e non avevamo nessuno spazio libero dove conservarli. Essi alzarono le spalle con indifferenza e ci dissero di buttarli fuori bordo. Cosa che avrebbero comunque fatto anche loro, ci dissero.

“Essi ci dissero che quei pesci rappresentavano solo una piccola parte della pesca di un giorno. Che loro erano soltanto interessati ai tonni e che per loro ogni altro tipo di pesce era solo uno scarto senza valore. Erano stati tutti uccisi, tutti ributtati a mare. Essi setacciavano soltanto la barriera corallina giorno e notte e la privavano di qualunque essere vivente”.

Macfadyen senti un grande dolore nel suo cuore. Questa era solo un peschereccio ma ce ne erano innumerevoli altri che stavano lavorando nascosti al di la dell’orizzonte, e molti di essi facevano esattamente la stessa cosa.

Nessuna meraviglia quindi che il mare fosse morto, Nessuna meraviglia che le sue lenze non prendessero nulla. Non vi era nulla da prendere.

Se tutto ciò appare deprimente, doveva solo diventare sempre peggio.

La successiva tratta del lungo viaggio copriva la distanza tra Osaka e San Francisco e per gran parte di questo viaggio la desolazione si mescolava ad un orrore che dava la nausea e un certo grado di paura.

“Da quando abbiamo lasciato il Giappone, mi sento come se lo stesso oceano fosse morto”, disse Macfedyen.”
Noi abbiamo visto solo difficilmente degli esseri viventi. Abbiamo visto solo una balena, una sorta di essere privo di qualunque aiuto che si rotolava sulla superficie del mare con un qualcosa che sembrava un grande tumore sulla sua testa. Faceva veramente stare male.

“Io ho percorso un gran numero di miglia sull’oceano durante la mia vita ed ero abituato a vedere tartarughe, delfini, pescecani e grandi turbini di uccelli che mangiavano nel mare. Ma questa volta, per 3000 miglia nautiche, non c’era nulla di vivente da vedere”.

Al posto della vita scomparsa si vedeva spazzatura in quantità incredibili.

“Parte di questa era la conseguenza dello tsunami che ha colpito il Giappone circa due anni fa. L’onda era salita sulla terra, aveva portato via una incredibile quantità di oggetti e aveva trascinato tutto nel mare. Ed è ancora tutto li, dovunque posiate lo sguardo!”:

Il fratello di Ivan, Glenn, che era salito a bordo alle Hawaii per andare negli Stati Uniti, si meravigliava di vedere “migliaia di migliaia” di pezzi di plastica gialla che galleggiavano come boe. L’immensa quantità di pezzi di cavi sintetici, di lenze da pesca e di reti. Milioni di palline di polistirolo. E chiazze di petrolio e di carburanti, dovunque.

Senza contare le centinaia di pali di legno dell’elettricità che galleggiano sulla superficie, sradicati da terra dall’onda assassina e che ancora trascinano i loro fili in mezzo al mare.

Negli anni passati, quando si era in bonaccia per la mancanza di vento, dovevate solo mettere in moto il motore e allontanarvi.

Ma non questa volta.

“In molte zone noi non potevamo mettere in moto il nostro motore per paura di impigliare l’elica in un ammasso di pezzi di cavi e di cordami. E’ una situazione inaudita, al largo sull’oceano.

“Se avessimo deciso di procedere a motore, non avremmo potuto farlo di notte, ma solo di giorno, con qualcuno a prua che con molta attenzione doveva avvistare gli ammassi di rifiuti.

“A prua, nelle acque intorno alle Hawaii, si poteva vedere davanti a voi fino a una certa profondità. Io mi rendevo conto che i rottami non stavano soltanto in superficie, ma che stavano dovunque anche più a fondo, Ed erano di tutte le dimensioni, da una bottiglia di bibita a pezzi delle dimensioni di un auto o di un camion.

“Abbiamo visto la ciminiera di una fabbrica che emergeva dalle acque, con un qualche pezzo di caldaia ancora attaccato sott’acqua. Abbiamo visto qualcosa che assomigliava ad un grande container, che ondeggiava sulle onde senza sosta.

“Noi cercavamo dei varchi tra tutti questi pezzi di rottami. Era come veleggiare in un mare di immondizia.

• Ivan Macfadyen a bordo della barca Funnel Web. Foto di Max Mason- Hubers

“Quando eravamo all’interno della barca, sottocoperta, noi sentivamo continuamente delle cose che urtavano contro lo scafo, ed eravamo sempre preoccupati di urtare qualcosa di realmente grande. In effetti, lo scafo era scrostato e graffiato ovunque da frammenti e rottami che non abbiamo visto.”

La plastica era ovunque. Bottiglie, sacchetti, e qualunque tipo di oggetto per uso domestico scartato si possa immaginare, dalle sedie rotte ai raccogli polvere, ai giochi, agli utensili.

E poi c’era un’altra cosa. La vernice giallo vivo della barca, mai intaccata dal sole o dal mare in tutti gli anni passati, ha reagito con qualcosa che era nelle acque del Giappone e ha perduto la sua lucentezza in un modo strano e mai verificatosi prima.

Rientrato a Newcastle, Ivan Macfadyen non si è ancora ripreso dal colpo e dall’orrore del viaggio.

“L’oceano è distrutto”, diceva, scuotendo la testa con attonita incredulità.

Rendendosi conto che il problema ha dimensioni enormi, e che nessuna organizzazione e nessun governo sembra avere intenzione di fare qualcosa per risolverlo, Macfadyen è in cerca di idee.

Ha in programma di fare pressioni sui ministri al governo, sperando che essi possano fornire qualche aiuto.

Nell’immediato, cercherà di entrare in contatto con gli organizzatori delle principali competizioni oceaniche dell’Australia, tentando di inserire delle navi da diporto in una campagna internazionale che possa utilizzare dei navigatori volontari per monitorare i rottami e la vita marina.

Macfadyen ha aderito a un progetto di questo tipo mentre era negli Stati Uniti, rispondendo ad una iniziativa presa da professori universitari che avevano chiesto alle navi da diporto di riempire ogni giorno un questionario e di raccogliere campioni per verificare la presenza di radioattività, una preoccupazione molto significativa dopo lo tsunami e dopo il successivo collasso dell’impianto nucleare in Giappone.

“Ho chiesto loro perché non esercitiamo pressioni per organizzare una flotta e andare a pulire le acque inquinate”, ha detto.

“Ma essi mi hanno risposto che avevano calcolato che il danno ambientale derivante dal consumo di petrolio necessario per realizzare questo scopo sarebbe stato peggiore di quello causato dal lasciare semplicemente i rottami dove sono”.

Fonte: theherald.com.au (traduzione di Alberto Castagnola per Comune-info)

Nessun commento:

LKWTHIN

altri da leggere

LINK NEOEPI

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...