"THE END"

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lunedì 11 novembre 2013

9 DICEMBRE: E' IL TEMPO DELL'AZION



Di: Claudio Marconi, fonte

Questo breve scritto vuole essere un grido, un grido affinchè tutta la parte sana del popolo capisca che è giunta l’ora in cui non è più possibile demandare ad altri le sorti del proprio destino, che lo dobbiamo prendere in mano, che dobbiamo schierarci, in prima persona, per una battaglia di libertà e dignità.

Vuole essere un grido perché una voce sarebbe troppo poco, e flebile, per far comprendere che questo stato di cose non è più possibile.

Una intera generazione, forse due, sono state “ addormentate, con l’illusione che il raggiunto “ benessere” non potesse avere mai fine, che non ci sarebbero più stati problemi sociali, d’altronde le nuove generazioni erano più “ ricche “ dei propri padri ( più “ ricche” forse di denari, ma di senso della vita crediamo proprio di no).

L'ingenuità faceva sembrare legittima quella pretesa; certi gio­chi monetari ed atlantici non erano immagina­bili per chi aveva ancora nella testa il concetto di Patria, della nonna che poteva lasciare la porta di casa aperta, del parente all’università .

La sola linea politica “ concessa “ ai giovani “ era: colla, scopa e secchio; a volte si variava con la vernice, ma solo nelle grandi occasioni.

Patria, Sovranità Nazionale, Sovranità monetaria, cosa erano?

Le risposte raramente venivano da chi ci pas­sava i manifesti; il fai da te che oggi va tanto di moda, per noi divenne regola primaria. Ma non serviva per assemblare instabili mensole, piuttosto per comprare, con i risparmi di mesi e dopo un'intensa ricerca da caccia al teso­ro, libri censurati di autori dimenti­cati.

Ma con il passare del tempo la linea “ politica” del secchio e della colla si era dissolto, o meglio, si era allar­gato, accogliendo tanti "reduci" post-democristiani, comunisti, missini, e tanti altri che sulla carta d'identità, alla voce segni partico­lari riportavano la frase con la quale esordivano in tutte le loro esternazioni, vuote e false,: "io da sempre la penso come voi. Patria, Sovranità Nazionale e Monetaria".

Qualcuno lasciò cadere immediatamente la scopa e lanciò il secchio, qualcun altro ingenua­mente pensò che finalmente erano arrivate nuove leve per la legione "colla e affini", salvo ricredersi dopo qualche tempo e fare la cosa che i più svegli avevano fatto prima: sbattere la porta.

Ci si ritrovava così politica­mente soli; non che la cosa spaven­tasse, era del resto la nostra condi­zione naturale, quella nella quale eravamo cresciuti, nella quale ave­vamo sviluppato il nostro "senti­mento".

Ritrovavamo così quel “ senso anti-politico“ che per decenni aveva accolto chi ci aveva precedu­to nella consapevolezza che era folle demandare ad altri il proprio destino.

Nell'isolamento “politico” l'unica compagnia era costituita da autori di scritti eretici ( vale la pena ricordare , uno per tutti,“ i creatori di moneta “ della Coogan ), e da qualche altro “pazzo” con il quale scambiare opinioni e confrontarsi.

Fuori dall’ “ apatia politica “, qualcuno più fuori del crea­to degli altri, riusciva anche a “ fare politica “; addirittura trovava il coraggio di “ battersi “, per cosa non è dato sapere, o forse si, ma è meglio sorvolare,per carità di Patria.

Continuavano intanto a passare i mesi, gli anni, e facendo sporadi­camente capolino da una finestrella dell’ “ apatia politica””, si vedeva che dell'ex politica degli ex attacchini, non era rimasto nulla.

Qualche viso risultava ancora famigliare, ma a ben vedere ne era cambialo lo sguardo: spento e al tempo stesso fisso verso lidi d'oltreoceano; nelle pupille dei loro occhi non ardeva più il sacro fuoco della Patria. Sullo sfondo qualcun altro, al quale però le pupille non avevano mai arso, stringeva mani insanguinate e si adoperava per svendere la nostra Sovranità.

Pessime visioni.

Dall'alto dell’ “ apatia politica”, abbassan­do lo sguardo, si notava anche che qualcosa stava cambiando. Quella società, quel popolo, per anni ves­sato da una falsa moneta, da una falsa Unione, e da un falso benes­sere, stava cominciando a dar cenni d'insofferenza.

Oggi quello stato d'inquietudi­ne monta sempre più. Una povertà strisciante e venefica si sta ìmpadronendo di famiglie cui fino a poco tempo fa era stata data l'illu­sione del sogno americano in salsa europea. Quel sogno falso e meschino che per decenni ha avve­lenato e continua ad avvelenare le menti dei giovani di questa nostra povera Patria.

La nostra Nazione, la nostra gente sta lanciando delle grida d'aiuto e l'attuale classe politica, indifferentemente se maggioranza od opposizione, è troppa sorda per poterle raccoglierle, concentrata com'è sui propri meschini interessi di bottega.

Sicuramente non avrebbe nean­che proposte per arginare l'onda che monta; negli ultimi dieci anni, le soluzioni dei due poli, hanno solo prodotto ulteriore miseria e degrado sociale, favorendo al contrario gli interessi di pescecani finanziari e arricchendo i forzieri dell’usura organizzata.

Nel campo dell’ “ apatia politica “ ci si guarda negli occhi e ci si interroga se sia lontano il tempo dell’impegno, se quelle risposte che la Nazione chiede non le possa dare quell’Idea di Patria e Sovranità Nazionale e Monetaria alla quale i nostri cuori hanno giurato fedeltà.

Noi, che quella risposta la conosciamo da tempo, e della quale siamo fermamente convinti, non possiamo che rimetterci in discussione ancora una volta; è giunto il tempo di uscire “ dall’apatia politica “ .

Tornare nelle strade,nelle piazze,nei posti di lavoro a parlare con chi, come noi, lotta giorno per giorno solo per una esistenza dignitosa.

Il quadro politico purtroppo non è cambiato più di tanto: la cosiddetta “ politica “, in tutte le sue componenti, sembra più impegnata a trovare una formula con la quale calcolare la propria espansione e il peso specifico dei propri elementi. Nella convinzione che forse ciò sarebbe stato, vista l’infinitesimale consistenza dei componenti stessi, compito arduo anche per geni del calibro di Archimede ed Euclide, ci si domanda se forse non sia il giun­to il momento di perseguire una politica di espansione verso il Popolo.

E' finito il tempo degli Azzeccagarbugli a caccia di polli, ora è il momento dell'azione, del­l'aggregazione e delle politiche unitarie. Chi predica il contrario sì pone al di fuori del momento stori­co e politico e contro il Popolo.

C'è la consapevolezza che fra tanti nuovi "profeti" che verranno si nascondono gramigne dimenti­cate in cerca della pianta nascente, da sfruttare per tentare di raggiun­gere le tanto ambite poltrone; siamo ormai tanto forti dentro da poterle riconoscere ed estirpare dal campo che tanto pazientemente si è mantenuto fertile in lutti questi anni..

Il treno che ci sta indi­rizzando verso gli interessi del Popolo è quasi arri­vato; sarebbe assurdo continuare a rimanere sulla banchina aspettando il prossimo.

Questo sembra essere l'ultimo; il Popolo non può aspettare ancora i comodi impostici dai nostri limiti umani. Dobbiamo metterlo su quel treno; non importa come e per mano dì chi, l'importante è che parli, che segua il percorso che questo momento storico gli ha riservato.

Noi semplici uomini dobbiamo solo svolgere il nostro compito nel migliore dei modi; riprendendo la colla, i manifesti, la lotta, parlando con i nostri fratelli Italiani, sorvolando e sorridendo alle provocazioni che inevitabil­mente il demonio del sistema ci scaglierà contro.

E' giunto il momento in cui i la nostra bandiera, che è solo ed esclusivamente quella italiana, torni a gonfiarsi al vento. Alziamola e cominciamo la nostra pacifica lotta verso l'avvenire, verso l'alba radiosa.

Il 9 dicembre dobbiamo essere tutti nelle piazze, nelle strade, a bloccare strade, autostrade, ferrovie, a dimostrare a questa “ genia” di invertebrati che pretende di rappresentarci che, ormai, siamo diventati adulti, e che non intendiamo più demandare a nessuno le sorti del nostro destino.

Un intero popolo ci aspet­ta.

Un intero popolo ci accompa­gnerà ardimentoso.

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