"THE END"

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martedì 12 marzo 2013

LE FABBRICHE: UNO STRUMENTO DI SCHIAVITU’ INDOTTA DAL BISOGNO PRIMARIO



di Gianni Tirelli

Un uomo, costretto a lavorare otto ore ogni santo giorno (che piova o tiri vento), per quarant’anni della sua vita dentro una fabbrica malsana, caotica e assordante, per miserabili 1000 euro al mese, non solo è un irresponsabile ma (senza il dubbio di essere smentito), uno psicopatico. Questo, vale anche per le otto ore svendute di fronte ad un computer, o alla guida di un Tir, o alla cassa di un supermercato. Questa non è la vita o estrema condizione di sopravvivenza, ma stato vegetativo. E mai nella storia del mondo si era raggiunto un tale livello di SCHIAVITU’ e di FOLLIA!! L’uomo ragionevole, muore per un calcio sferrato dal suo cavallo, per essere caduto ubriaco dal fienile o colpito da un fulmine in una notte di tempesta, mentre cerca di radunare il suo gregge di pecore. L’uomo ragionevole, muore annegato, dopo essere caduto con la sua bicicletta in un fossato, di notte, tornando dall’osteria verso casa.

L’uomo ragionevole, muore soffocato dall’ultimo boccone della sua cena o avvelenato dalla puntura di una vipera – muore per un colpo di pugnale al cuore, sferratogli dal suo acerrimo nemico, per una parola di troppo – muore di fatica, dopo avere dissodato, con la sola forza delle sue braccia, un campo di patate. L’uomo ragionevole, muore da uomo, sereno, fra le quatro mura della sua casa di pietra, circondato dall’affetto dei suoi cari, perché la memoria delle sue azioni, sia da conforto per tutti quelli che lo hanno amato. L’uomo ragionevole cerca l’autonomia e la libertà, in una condizione d’autenticità, e di qualità della vita. Diversamente, meglio sarebbe per lui, vivere di espedienti e trovare ristoro, nel freddo di una baracca di lamiera e cartone, e che fosse la carità, a soddisfare i suoi bisogni, e le notti stellate, i suoi sogni.

Il mito dell’alfabetizzazione poi, e della scolarizzazione obbligatoria, sdoganato dal Sistema come riscatto ad una condizione di ignoranza, accesso alla società civile e come presupposto per un lavoro dignitoso (mortificando così, il lavoro della terra, vera conoscenza, tradizioni, principi e valori), è miseramente defunto.

La perdita di autonomia e autosufficienza (un tempo valore fondamentale dell’illuminata società contadina), ci ha relegato dentro una schiavitù senza catene, omologando gli individui e privandoli dei personalismi, immaginazione e slanci rivoluzionari. Per il

Sistema una vera pacchia!!

Quella che oggi, impropriamente, viene definita “la cultura”, si è rivelato arido apprendimento, improduttivo e inconcludente.
Quanti giovani, oggi, hanno buttato il loro prezioso tempo, chini sui banchi di scuola, dentro atenei caotici, fra master e improbabili specializzazioni? Quanti hanno rinunciato a vivere, per rincorrere, il mito di una laurea, svuotata di ogni significato e intenzione, per coronare l’ambizione dei loro padri? Quante energie e sudati risparmi, è costato tutto questo?
Meglio sarebbe stato per loro zappare un campo, coltivare patate – raccogliere i frutti della fatica, dando alla propria esistenza, un senso, una dignità e una vera libertà.

Che futuro avranno mai questi ragazzi, quando oggi, il Sistema, li ha derubati dalla capacità di volare, da soli e liberi, incatenandoli all’illusione e alla paura?

Meglio sarebbe stato per loro impastare cemento, costruire una casa di pietra, sulla collina, fra i sugheri le querce – poi al tramonto, rincasare, e perdersi nella magia dei sorrisi e garriti di gioia, di marmocchi analfabeti, gonfi d’amore e di sincera meraviglia.

L’uomo di quest’epoca insensata si deve dunque ribellare, e riappropriare dell’unica cosa che è capace di produrre miracoli, e in grado di riesumare autentiche passioni e vere motivazioni: la Terra. La Terra, è il vero potere! Il solo potere al quale possiamo serenamente sottometterci sapendo che, domani, per noi sarà un altro giorno. Un giorno nuovo, pieno di aspettative e di speranze, di sana fatica, sereno riposo e di felicità.

La tanto rivoluzione industriale, ci ha regalato due guerre mondiali (70 milioni di morti) con annesso, bomba atomica, nazi-fascismo e liberismo relativista. Quest’ultimo (il peggiore di tutti i mali), decreterà la fine del mondo occidentale.
Oggi, la parola é diventata numero e quindi calcolo e bieco opportunismo, quando, fino a ieri (prima dell’infausta rivoluzione industriale), era sinonimo di evasione e di cultura.

La capacità di sapersi adattare alle circostanze, rende gli uomini autonomi e per questo liberi. Questa prerogativa, è resistita nel tempo per tutto il corso della storia umana, per poi impantanarsi e soccombere nelle società post-industriali consumiste e idolatre.

http://www.oltrelacoltre.com/?p=15862

4 commenti:

Secret Free Wolf ha detto...

Anche su questo siamo d'accordo.....

Anonimo ha detto...

complimenti,
bellissimo racconto ma non ti preoccupare, alla terra ci stiamo dirigendo.

Anonimo ha detto...

Il solito articoletto poetico e inconcludente : torniamo alla terra !!!!
Si, certo. Cominciate a trovarla , la terra . Comprarla o affittarla e poi mi fate sapere i prezzi.Serve poi almeno una casa in legno, almeno per i marmocchi analfabeti.Bene , metteteci anche quella.Poi bisogna saperla coltivare la terra ed anche lì non ci siamo dato che la maggioranza di coloro che vogliono fare i camapgnoli, non sanno nulla.Ho scritto campagnoli perchè poi bisogna decidere se fare gli agricoltori o i contadini.(Magri scrivo un post più tardi per spiegare la differenza)Nel caso facciate gli agricoltori sappiate che diventate imprenditori a tutti gli effetti per cui tutte le rogne che pensavate di lasciare alle spalle, ritornano dalla finestra.Io sono veterinario e in agricoltura almeno ci ho lavorato.Bisogna scrivere meno stronzate e guardare meno Linea Verde.Il settore primario può garantire pochissma occupazione.Un ultimo dato:nella sola Lombardia nel 1990 le imprese agricole erano 130.000 circa mntre nel 2012 sono appena 51.000.Chiedetevi come mai... Giorgio.

Anonimo ha detto...

Precisazione : il contadino è colui che lavora la terra per la semplice autosussistenza mentre l' agricoltore è un imprenditore a tutti gli effetti che acquista i mezzi di produzione sul mercato e quindi ha bisogno di comprare /affittare terra, lavoro denaro ecc.
Anche produrre per l' autosussistenza non è facile in quanto occorre un bel pò di terreno per avere una dieta equilibrata ed occorrono comunque altri beni non alimentari tra cui casa e vestiti nonche servizi quali elettricità, medicine ecc. Giorgio.
Con ciò non voglio dire che non sia possibile vivere in campagna coltivando ma è una scelta che potranno fare pochissime persone ben qualificate e detrminate.Ora come ora l' agricoltura stà espellendo manodopera, anche se giornalisti ignoranti vi raccontano il contrario.Spesso l' aumento degli agricoltori delle statistiche ISTAT è dovuto alla assunzione di FINTI BRACCIANTI AGRICOLI nelle Regioni del Sud al solo fine di ricevere i sussidi di disoccupazione.Svegliaaaaaaa !

LKWTHIN

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