"THE END"

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martedì 12 marzo 2013

Immorale o illegale?

Posted by Alberto Medici on 12, mar, 2013

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Chi frequenta queste pagine sa che siamo per una ristrutturazione del sistema creditizio in quanto il sistema attuale concede a delle società private l’immenso potere di erogare, creare dal nulla, “stampare” denaro (anche se sappiamo che non avviene fisicamente così), e assieme a tale potere viene inevitabilmente il potere di condizionare la politica, le politiche fiscali, del lavoro, sanitarie, ecc.: in una parola, il vero potere è sottratto al popolo (che invece diventa schiavo, vittima di un debito eterno) e resta concentrato nelle mani di pochissimi, potentissimi che non sono mai stati eletti in nessuna democratica votazione.

Ma tutto questo, come detto più volte, non ha nulla di illegale: il sistema prevede e anzi regola con delle norme precise questo tipo di economia. Pertanto l’unico tipo di cambiamento che si può auspicare è quello a livello politico. e questa non è una novità: abbiamo molti esempi di comportamenti e situazioni che evidenziano come la legalità si una cosa diversa dalla moralità. Se uccidete un bambino nel grembo della sua mamma, prima dei 90 giorni dal concepimento, pur facendo qualcosa di altamente immorale non commettete nulla di illegale. Se vi rifiutate di andare in una guerra di aggressione a disobbedite agli ordini di uccidere un “nemico”, siete altamente morali ma commettete qualcosa di illegale per la quale, in tempo di guerra dichiarata, si è anche passibili di pena di morte, come disertori.

Esistono però dei comportamenti, o delle abitudini, o degli usi del sistema creditizio che oltre ad essere immorali sono anche illegali. Se una banca chiede un tasso di interesse superiore a quello fissato dalla banca d’Italia commette reato di usura, nelle sue due forme di usura oggettiva (penale) o soggettiva, a seconda dell’entità dello sforamento della soglia. Per questo le banche stanno bene attente a non superare il tasso ufficiale, e si rifanno ad altre spese accessorie, nascoste sotto le diverse etichette, per caricare il malcapitato cliente in un modo “nascosto” e meno apparente. Peccato (per le banche) che la legge sia molto chiara, e richieda che nel calcolo degli oneri pagati dai debitori si vadano a sommare tutte le voci, e non soltanto il tasso di interesse ufficiale applicato (legge 108). Le banche si difendono dicendo che applicano il metodo di calcolo della banca d’Italia, ma fra una istituzione privata (come la banca d’Italia) e la legge, prevale la legge ufficiale dello Stato italiano. Per questo si possono mettere in campo azioni legali che posono restituire il maltolto nelle tasche degli imprenditori vessati (vedi qui ad esempio).

-oOo-

A titolo di esempio cito una storiella vera, capitata ad un conoscente (ometto nomi veri per ovvie ragioni). L’imprenditore Pippo lavora bene, e si avvale di un fido della banca XYZ per 200.000 €. Non sfora mai, è regolare coi pagamenti, pur fra mille difficoltà riesce a tirare avanti. Il direttore della filale della banca XYZ lo chiama e gli dice: “Caro Pippo, abbiamo visto che sei proprio bravo, sei affidabile, sei il classico cliente che tutte le banche vorrebbero avere, e ti vogliamo premiare: ti raddoppiamo l’affidamento! Pensa: adesso potrai sconfinare finoa 400.000 € senza nessun problema, metti una firmetta qui ed è tutto fatto“.

Pippo, che non è scemo, dice: “Grazie 1000, sono onorato della vostra poroposta, adesso però non ho tempo, lasciatemi tutto che firmo a casa e vi riporto le carte firmate“. Con calma, senza la pressione del direttore che gli impedisce di leggere le clausole, fa analizzare il contratto e scopre che la generosa offerta della banca è una fregatura: in particolare:
non si tratta di un prestito ma di un affidamento a titolo anticipo fatture: quindi se non aumenta il suo fatturato, non gli serve a nulla;
esiste una assicurazione obbligatoria onrosa associata, a copertura dell’aumentato rischio;
esiste la CSA, la commissione sull’affidamento: dopo che la legge Bersani ha tolto la commissione sul massimo scoperto le banche hanno introdotto questo odioso balzello: mi paghi una percentuale sul massimo che io in teoria ti potrei concedere, anche se non lo userai mai: un vero e proprio prelievo ingiustificato.

Morale: costi aggiuntivi di circa 10.000 €/anno per non avere niente di utile. Cosa avrà fatto il nostro Pippo secondo voi? Sarà andato in banca infuriato, e avrà minacciato il direttore di filiale per il suo tentativo truffaldino? No, niente di tutto questo. Con umiltà, moderazione, sottotono, dice al direttore: “Grazie della vostra magnifica offerta, ma per il momento non mi serve, per il mio giro d’affari basta quello che ho, semmai ne riparleremo in futuro“.

EPILOGO

Se pensate che sia finita così, non conoscete il modo di ragionare della banca. Il direttore rispose a Pippo: “ma se rifiuti la nostra offerta (immaginate l’accento… un’offerta che non potrete rifiutare…) allora metti in crisi il nostro rapporto fiduciario! Ma se non accetti quello che ti proponiamo così generosamente, allora dobbiamo rivedere tutto il nostro rapporto! Mi vedrò cosretto a sottoporre il tuo caso ai piani alti, e penso che dovremo chiederti di rientrare immediatamente dell’attuale scoperto…”

http://www.losai.eu

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