"THE END"

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lunedì 25 giugno 2012

Vatican Connection. Nelle indagini sulla scomparsa di due minorenni compaiono preti pedofili

Il delitto perfetto, nell’accezione comune, è quello di cui non si trova l’autore. Di fatto, 29 anni fa scompariva Emanuela Orlandi, 15 anni, figlia di uno dei dipendenti al servizio di papa Wojtyla. Al momento gli inquirenti italiani seguono due nuovi filoni investigativi della cosiddetta Vatican Connection.
Emanuela risiedeva con i genitori in Vaticano e ne aveva la cittadinanza. Papa Giovanni Paolo II, colpito, fece vari appelli per la sua liberazione. Era scomparsa il 22 giugno 1983. Timida, e ritrosa, Emanuela venne rapita mentre usciva dalla scuola di musica dove suonava il flauto, accanto alla Basilica di Sant’Apollinare, nel centro storico di Roma.
A questo proposito, recentemente si è scoperto che nella cripta di questa basilica era sepolto il sanguinario Enrico de Pedis, soprannominato Renatino, uno dei boss della Banda della Magliana, organizzazione criminale romana di matrice mafiosa. Nel maggio scorso la bara di Renatino, assassinato il 2 febbraio del 1990, è stata rimossa dalla basilica e aperta perché si sospettava che all’interno vi fossero le spoglie di Emanuela.
Il “capo” Renatino era intimo di Monsignor Pietro Vergari, responsabile della basilica e rettore del conservatorio dove studiava Emanuela. Suor Dolores, direttrice del conservatorio, raccomandava sempre alle giovani alunne di tenersi a distanza da Vergari. Nessuna tra le minorenni veniva mai scelta per partecipare al coro delle messe nella basilica. Al riguardo c’è anche il racconto di Pietro Orlandi, fratello della vittima: “Suor Dolores le mandava in altre chiese perché non si fidava del monsignore e aveva un’opinione molto negativa su Verganri”.
Non bisogna dimenticare i legami della coppia Renatino-Vergari con Roberto Calvi, quello dello scandalo del Banco Ambrosiano soprannominato il Banchiere di Dio, e con l’arcivescovo Paul Marcinkus, presidente della Banca Vaticana (IOR) e fino al 1989 alla sua direzione. Da questo filone investigativo sorge il sospetto che la scomparsa di Emanuela fosse una minaccia fatta perché non ci si immischiasse nella gestione della lavanderia del denaro sporco installata nella Banca Vaticana-IOR. Dentro la Chiesa c’erano porporati desiderosi di allontanare Marcinkus. Uno era Albino Luciani, patriarca di Venezia poi eletto papa Giovanni Paolo I.
Nel feretro estratto dalla basilica c’era il corpo di Renatino e non di Emanuela. Parte dalle indagini si concentrano sulle ossa non identificate trovate nei sotterranei della basilica. In breve saranno noti i risultati del test del DNA per un confronto con quello di Emanuela.
Il filone nuovo e più importante viene dalle informazioni dell’arcivescovo Bernard Law, cacciato da Boston perché copriva sacerdoti pedofili. Law, sorprendentemente, se ne sta rinchiuso a Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche papali di Roma. Prima di approdare a Roma Law è stato ascoltato dalla Corte di Giustizia del Suffolk, e a monosillabi ha confermato che i preti pedofili per mandare i messaggi usavano un’unica casella postale sita nella stazione centrale di Boston, la Kenmore Station.

Questo racconto di Law ha indotto i magistrati a sforzarsi di dentificare il luogo esatto da dove sono state spedite le tre lettere, due nel settembre 1982 e una nel gennaio del 1984, ricevute dal giornalista Richard Roth, corrispondente della CBS a Roma. Contenevano proposte di scambio e la minaccia di eliminare Emanuela. Secondo i timbri tutte e tre le lettere manoscritte partirono dalla stazione centrale di Boston. Le autorità statunitensi hanno confermato che il timbro della Kenmore Station è autentico e che sono state spedite da Boston.
Un elemento forte a favore del legame tra il rapimento di Emanuela e i preti pedofili si deduce dal messaggio di cui si è venuti in possesso il 4 settembre 1983, poco meno di due mesi dopo la scomparsa. Il messaggio era stato lasciato in un furgone della RAI. I periti conclusero che le lettere al giornalista Roth della CBS e il messaggio lasciato nel furgone erano stati scritti dalla stessa mano.
C’è un’altro elemento a favore del fatto che gli autori del rapimento di Emanuela Orlandi siano stati gli stessi di Mirella Gregori, anche lei quindicenne, scomparsa il 7 maggio del 1983, cioè poco prima del sequestro di Emanuela. Arrivarono telefonate che reclamavano lo scambio con il turco Ali’ Agca che tentò di uccidere papa Wojtyla. Uno dei rapitori descrisse alla madre di Mirella la biancheria intima che aveva indosso,x e la marca di ogni capo. Questo scambio viene considerato puro depistaggio.
Quanto alla voce del sequestratore, i servizi segreti italiani conclusero che si trattava di una persona colta, ironica, con un accento anglosassone e legata all’ambiente ecclesiastico.
Padre Gabriele Amorth, molto stimato da papa Benedetto XVI e considerato il più importante esorcista della Chiesa, ha appena rivelato al quotidiano La Stampa che il delitto di Emanuela ha un movente sessuale e ha ricordato che gli archivi del Vaticano hanno riportato di orge che si svolgevano dentro Sant’Apollinare, con reclutamento di ragazze addirittura da parte di un gendarme del Vaticano.

P.S. Il delitto perfetto, dicono, è solo quello su cui si indaga male.


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