"THE END"

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sabato 30 giugno 2012

Intervista con un parcheggiatore abusivo a Napoli


 Rosario I., quarant’anni, da sette parcheggiatore abusivo in una trafficatissima piazza del centro storico. Una condanna per rapina a mano armata sulle spalle, divorziato, vive con la madre e non ha figli. «Fa’ freschetto stasera, eh, per essere estate?». Con i suoi guadagni dice di pagare i debiti che la famiglia ha accumulato con la camorra. La consapevolezza di essere parte di un meccanismo ben rodato, e nessuna prospettiva di riscatto. Per lui il cosiddetto «sistema» non è mai stato un’elevazione nei ranghi della società, ma piuttosto un crudele calvario.

            È stato così. Sette anni fa, dopo che ero uscito dal carcere – truffe, rapine, non sto qui a spiegarti tutto – quelli mi chiesero se volevo lavorare con loro. Io ho rifiutato. Allora si rivolsero al marito di mia cugina, gli affidarono una valigia piena di soldi, sicuramente del denaro sporco, in cambio di una percentuale di quella somma. Ma poi successe che qualcuno gliela rubò, la valigia. Una tragedia. Accusarono noi di essercela rubata, ci costrinsero a svendere la casa di famiglia per un prezzo ridicolo, e poi a pagare trecento euro di «tasse», ogni mese. Da quel momento abbiamo una croce addosso, capisci? Per questo non sto mai fermo, non trascorro mai un giorno nello stesso posto. Devo mantenere certi livelli di guadagno, capisci, altrimenti non si va avanti. Mi sposto sempre, a seconda dei turni. Funziona a rotazione, quando io vado via viene qualcun altro a darmi il cambio.
È così perfettamente organizzato questo lavoro? Come vengono stabilite le zone e i turni?
            Beh, puoi trovarti un vecchio parcheggiatore che sta lì da anni, magari suo padre lavorava lì prima di lui, e non si tocca il suo posto. Oppure ci sono le piazze dove mettono dei guagliuncelli a fare da guardia, come a Piazza Bellini. Lì per esempio è zona dei Mastiffs (noto gruppo ultras, ndA). Con i soldi del parcheggio si comprano gli spinelli, mica le trasferte per seguire il Napoli. Tanto il biglietto quelli non l’hanno mai pagato. In pratica è un modo per fargli fare qualche lavoretto in attesa di qualche “incarico” più importante.
Quanto si guadagna, in media, in un giorno di lavoro?
            Eh, dipende dai giorni. Lunedì molti negozi sono chiusi, non si fanno molti soldi. I giorni migliori? Venerdì e sabato, senza dubbio. Comunque in questa zona, davanti le Poste centrali, venti-trenta euro sono quasi sicuri. Diciamo, ecco, che con cinquanta-sessanta euro al giorno torno a casa contento, c’ho pure i soldi per le sigarette. Ma c’è chi fa molto di più, qui al centro storico. A Ponte S. Severino, a Piazza Mercato si arriva anche a duecento euro in un giorno solo.
Duecento euro al giorno! Potresti farmi parlare con queste persone?
            Uhm, è gente pericolosa, quella. Gente con le spalle protette, che è stata messa lì direttamente da qualche famiglia. Se ci discuto io, che mi conoscono, al massimo mi dicono: tu sei un buono a nulla, c’hai una mamma anziana da mantenere, non hai saputo metterti in proprio. Però sono i più pericolosi, è vero. Del resto, se si alzano anche duecento euro in un giorno, quelli, un motivo ci sarà. Ma il trenta-quaranta percento se lo abbusca chi sta in alto, mica loro. Non si sfugge a certe regole.
E sono la maggioranza, quelli così?
            Sicuramente. Nessuno potrebbe fare il parcheggiatore in un posto e guadagnare cento, duecento euro al giorno senza tenere le spalle coperte. Forse solo i tossici, ma quelli vanno e vengono, lo fanno per comprarsi la dose e poi spariscono.
Lei dice di non essere sotto protezione di nessuno, di lavorare per la sua famiglia, per sua mamma anziana. Ma in un certo senso non c’è anche lei, dentro questo sistema?
            In effetti, sì. Ma non ci sono alternative. O lavori per loro, o comunque in un modo i soldi te li prendono. Te l’ho detto: abbiamo una croce addosso.
È convinto che fu una trappola per ricattarvi?
            Sì, ne sono convinto. E ti dico un’altra cosa, se fosse conveniente… passare dalla loro parte, dico, come mio cognato, allora… Ma poi vedi come finisce? Finisce che i soldi vanno sempre in tasca di altri, e a te restano solo le briciole. Mio cognato si è pure pentito, ora… abbiamo passato i guai nostri. Io, solo per il fatto d’essere parente suo, non valgo più nulla, non sono più nulla. E questo è tutto.
Mi perdoni la domanda, ma credo sia legittima: ha mai provato a cambiar vita, a cambiare mestiere?
            Uhm, e per fare che? Sono iscritto alle liste di collocamento da vent’anni, ho anche l’invalidità per la depressione, da quando mi sono separato. Che questo è un lavoro di merda lo so. Ma quale lavoro mi darebbe abbastanza soldi per pagare ‘sta croce che c’ha la mia famiglia? Ci hanno proprio risucchiato, a noi, piano piano. Ora scusami un secondo.
Senza guardarmi mi stringe la mano e se ne va. Una coppia è appena arrivata con una Smart.


Tratto da
 http://www.informarexresistere.fr/2012/06/30/intervista-con-un-parcheggiatore-abusivo-a-napoli/#ixzz1zHAsEgGe
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

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