"THE END"

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giovedì 31 maggio 2012

IN ITALIA LA PENA DI MORTE UCCIDE 1000 PERSONE IN 10 ANNI

Questa è una buona panoramica per capire chi sono i media ufficiali. Le notizie scomode non vengono nemmeno citate, quelle che fanno comodo create. Avete ancora il coraggio di ascoltare "gli esperti" vari presentati, o pubblicati dai mezzi di informazione? Io spero sinceramente di NO! A niente si può credere purtroppo, tante, troppe le volte in cui si sono dimostrati fasulli, talmente troppe che mettere tutto come preparato ad hoc diventa un obbligo se usiamo il cervello! 
Sotto un articolo di theguardian sulle morti nascoste nelle carceri italiane, mille in un decennio, alla faccia della pena di morte abolita! 
questo invece sulla BBC beccata a falsificare immagini per fomentare odio verso la Siria ... la solita vecchia tecnica. Uso una frase scritta ieri per definire queste situazioni: … è solo una conseguenza, una conseguenza di continuare a dire che siamo liberi e civili: SIAMO INCATENATI E SOTTO IL POTERE DI CRIMINALI, altro che liberi e sviluppati, AL MEDIOEVO siamo ancora fermi, dei vassalli col cellulare!!!  Ci manca il Re, il Signore, a cui baciare i piedi la Domenica in piazza con la benedizione del Vescovo di turno e la forca per impiccate l’eretico di turno.
Buona lettura 
by Dioniso777


Giornalismo statistico in Italia: come sono morti 1000 detenuti?
Esistono alcuni importanti indicatori che mostrano quanto le carceri proteggano e si prendano cura dei propri detenuti. Due di questi indicatori devono essere il numero di morti dei detenuti e le cause di quelle stesse morti.
Utilizzando i dati rilasciati dal Ministero della Giustizia italiano e dal Centro Studi Ristretti Orizzonti – associazione no-profit impegnata nella difesa dei diritti dei detenuti – sono riuscito a ricostruire le morti avvenute nelle carceri italiane tra gennaio 2002 e maggio 2012.
Quasi mille decessi sono stati registrati nell’arco di dieci anni in Italia. I numeri mostrano che il 56% dei detenuti è morto suicida ed il 22% per malattia.
Per elaborare queste cifre è stato necessario incrociare le due fonti. I dati del Ministero della Giustizia forniscono una lista di penitenziari presenti in Italia, con ubicazione geografica e relativi contatti compresi. La seconda fonte, proveniente da Ristretti Orizzonti, consisteva di un bollettino indipendente contenente dati relativi ai decessi in detenzione. Questo tipo di bollettino riporta informazioni sui detenuti deceduti, inclusi nomi, date e luoghi di detenzione in cui sono morti. Ogni passo del processo di sviluppo ha richiesto tecnologie diverse, ma gratuite. I dati sono stati rastrellati con ScraperWiki e poi rifiniti con Google Refine; le tabelle risultanti sono state unite utilizzando Google Fusion ed infine visualizzate tramite Batchgeo.
La sfida più grande è consistita nel rendere coerenti i dati, soprattutto perché le fonti non si rifacevano ad uno standard “open data”. Ad ogni modo, strumenti gratuiti come Google Refine e Batchgeo hanno ridotto il carico di lavoro e accelerato il processo di sviluppo, che ha richiesto in totale circa un mese (solo io ci lavoravo).
Ogni indicatore sulla mappa rappresenta un decesso, colorato a seconda della causa (suicidio, malattia, overdose, omicidio e circostanze poco chiare). Cliccando sui dettagli relativi alle morti, vengono mostrate ulteriori informazioni: nome, cognome, età del detenuto, oltre che data e causa del decesso. Gli indicatori sono raggruppati in diagrammi a torta per permettere una migliore visualizzazione della questione a diversi livelli di ingrandimento.
Molte sono le storie che è possibile trovare analizzando la mappa. Molte di esse non sono state trattate dai principali mezzi di informazione. Ad esempio, quasi nessuno era al corrente delle quasi 40 morti di individui rinchiusi in ospedali psichiatrici; o dei detenuti morti per overdose dietro le sbarre.
Alcune storie si scontrano con i nostri stereotipi sui detenuti: normalmente, nessuno immagina che a morire in prigione possano essere delle donne, come Francesca Caponnetto, deceduta a Messina nel 2004 – oppure molto giovani, come il 17enne suicidatosi a Firenze nel 2009. Nessuno è a conoscenza dei circa 50 giovani detenuti che sono morti a meno di 23 anni. Storie come queste emergono dalla mappa.
Mentre statistiche anonime non generano costernazione, le storie di solito scuotono l’opinione pubblica. Oltre a fornire una panoramica delle morti in detenzione nel corso degli ultimi 10 anni, questo progetto di giornalismo statistico mira a garantire ai numeri un posto, un’identità e una storia.
Dati e immagini possono essere consultati rispettivamente su Google Fusion e sul sito web de Il Fatto Quotidiano. È inoltre disponibile una versione in lingua inglese.

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